Prosegue il confronto tra governo e sindacati sul dossier ex Ilva. Ieri i leader dei sindacati metalmeccanici, Fim, Fiom, Uilm, Usb e Ugl, hanno incontrato ben quattro ministri del governo, Urso, Fitto, Pichetto Fratin e Calderone, insieme al sottosegretario alla presidenza del Consiglio Mantovano e ai commissari di Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria per discutere del piano di ripartenza del gruppo siderurgico. Commissari e governo programmano di rilanciare gli stabilimenti in meno di due anni, da qui a giugno 2026, con aumento della produzione grazie a tre altoforni (al momento ne funziona uno soltanto) per garantire continuità occupazionale.
I partner
Il ministro delle Imprese Adolfo Urso, che venerdì sarà a Taranto per inaugurare la Casa del Made in Italy, ha confermato che finora sono sei i soggetti interessati a diventare soci due indiani, un ucraino, uno canadese (che potrebbe presto diventare statunitense) e due italiani, Arvedi e Marcegaglia. Urso ha confermato che il bando di gara per la cessione degli asset sarà pronto a fine mese con l’obiettivo di chiudere l’operazione entro l’anno. Il bando prevede obblighi di decarbonizzazione ed è orientato alla massimizzazione dei livelli occupazionali e alla ricerca di investitori di lungo termine in grado di portare beneficio ai territori e alle comunità locali.
Gli aspetti ambientali
I commissari hanno confermato che stanno procedendo alla piena osservanza del piano ambientale che stabilisce il limite massimo di produzione a 8 milioni di tonnellate all’anno. A inizio giugno hanno inviato al ministero dell’Ambiente i documenti sulla valutazione dell’impatto sanitario a 6 milioni di tonnellate e stanno elaborando lo studio sull’ipotesi di 8 milioni di tonnellate.
I lavoratori
La cassa integrazione scende da 5400 a 4700 adetti e sarà funzionale esclusivamente al piano di ripartenza. Il ricorso agli ammortizzatori sociali, hanno spiegato i commissari, è stato pensato separatamente rispetto al piano industriale pluriennale (che dura fino al 2030) e prevede una diminuzione progressiva di lavoratori interessati. Di questo si discuterà oggi in una riunione a parte tra sindacati e ministero del Lavoro. Restano le preoccupazioni dei sindacati che temono tagli al personale.