Ergastolo con isolamento diurno. È la richiesta di condanna formulata dal pm antimafia Federico Perrone Capano per Domenico Monti e Ignazio Larizzi, ieri pomeriggio, dopo otto ore di requisitoria, dinanzi ai giudici della Corte d’assise di Bari.
Il fatto
Il 21 novembre 2018, appena sceso dall’auto e all’ingresso della sua abitazione in via Archimede, al quartiere Japigia di Bari, il boss Domenico Capriati, 49enne nipote del capoclan Tonino, fu sorpreso alle spalle da un killer vestito di scuro e con un passamontagna che gli esplose tre colpi di mitra. Domenico Capriati morì l’indomani in ospedale, per le gravi ferite alla testa.
Le indagini
Affidate agli investigatori della Squadra Mobile della Questura di Bari, si concentrarono quasi subito, grazie anche alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, sul vecchio rancore che animava i rapporti tra la vittima (uscita da poco dal carcere dove, in regime di 41 bis, aveva scontato 16 anni di reclusione) e il 65enne Domenico Monti, detto Mimmo u biund, storicamente affiliato al clan Capriati ma da tempo in dissenso con i capi.
I disegni e l’arresto
Durante le indagini, gli agenti acquisiscono alcuni disegni, realizzati da un condomino e conoscente della vittima, che riproducevano l’agguato. Gli stessi disegni sono stati prodotti ieri in aula dall’accusa. Il 3 febbraio 2021, finiscono in manette Domenico Monti, Maurizio Larizzi, 41 anni, e Christian De Tullio, 33 anni. Quest’ultimo, però sarà scarcerato un anno dopo e prosciolto su richiesta dello stesso pm perché proprio all’ora dell’omicidio, una telecamera all’ingresso di Bari vecchia lo aveva immortalato.
La sentenza
La decisione dei giudici arriverà il 27 settembre prossimo, dopo aver ascoltato le difese (il 19 settembre) e aver dato spazio alle repliche della Dda.