“La montagna ha partorito il topolino”, recita un vecchio proverbio. Un’espressione che descrive in pieno la delusione delle opposizioni e degli operatori economici nei confronti del provvedimento dell’Agenzia delle Entrate, a firma del direttore Ernesto Maria Ruffini, che determina la percentuale del credito d’imposta nella Zona Economica Speciale (Zes) unica soltanto al 17,66% a fronte di una promessa di sgravi da parte del governo del 60%.
Lo schiaffo al Sud
Dopo un’attesa di sette mesi, una misura annunciata in pompa magna dall’esecutivo, concepita per incentivare gli investimenti nel Sud Italia e trainare l’economia delle regioni del Mezzogiorno di Italia (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Molise, Campania, Puglia, Sicilia, Sardegna) si riduce a un piatto di briciole riservate a quelle imprese che effettuano investimenti per l’acquisizione di beni strumentali destinati a strutture produttive situate nella zona economica speciale per il Mezzogiorno.
Il boom di richieste
Con le tante domande presentate dalle pmi (complice l’effetto moltiplicatore dato dalla Zes unica) a fronte di uno stanziamento di risorse insufficienti arriva la prima doccia gelata. Visto che il totale dei bonus richiesti con le istanze validamente consegnate dal 12 giugno 2024 al 12 luglio 2024 è di 9 miliardi e mezzo e le risorse disponibili per il 2024 ammontano a 1 miliardo e 670 milioni di euro, il provvedimento dell’Agenzia delle Entrate ha reso noto che la percentuale del credito d’imposta effettivamente fruibile da ciascun beneficiario è pari appunto al 17,6668% dell’importo del credito richiesto. Per le piccole imprese, dunque, il beneficio risulta essere poco più del 10%, mentre per i grandi investimenti è appena del 6,8%.
E a penalizzare ancora di più il Sud c’è anche un altro punto: il divieto di cumulo del credito d’imposta con altri incentivi, come i contratti di sviluppo, che limita ulteriormente l’efficacia della misura.
La reazione di Fitto
ll ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto, ha poi scritto nella giornata di ieri all’Agenzia delle Entrate chiedendo di verificare i dati sul credito di imposta Zes, affinché l’agevolazione fiscale per le imprese sia in linea con l’ambizione della misura varata dal governo.
«Si tratta – ha dichiarato il ministro – di un provvedimento adottato dal Direttore dell’Agenzia delle Entrate senza alcun confronto».
Sud, Claudio Stefanazzi (Pd): «La Zes unica di Fitto è una truffa per imprese»
«Con il provvedimento firmato dal Direttore dell’Agenzia delle Entrate arriva la conferma di ciò che diciamo sin dall’inizio: la Zes Unica voluta da Fitto è una vera e propria truffa per il Sud e per le imprese». Così in una nota, Claudio Stefanazzi, deputato pugliese del Partito Democratico.
«Il Ministro – continua Stefanazzi – aveva promesso un credito di imposta fino al 60 per cento ma oggi scopriamo che quei crediti saranno garantiti, al massimo, per il 10 per cento dell’investimento».
«Un flop colossale – sostiene – che bloccherà ogni nuova iniziativa imprenditoriale e che distrugge i presupposti per fare impresa nel Sud Italia perché, a differenza del precedente sistema (credito d’imposta per il Mezzogiorno e le 8 ZES), il nuovo assetto non garantisce né risorse, né certezza degli strumenti».
«E a tutto questo – prosegue – si aggiunge allo smantellamento di ‘Decontribuzione Sud’, che dal 1° luglio non agevola più le nuove assunzioni e dal prossimo anno scomparirà per tutti».
«Insomma – conclude – raccogliamo il risultato di un’operazione folle, fondata sulla distruzione di quel buono che era stato fatto e sull’egocentrismo del suo promotore e che porterà soltanto alla desertificazione economica del Sud Italia».