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Pnrr, pioggia di risorse per le costruzioni ma briciole alla scuola

È l’istruzione il fanalino di coda nella classifica dei settori finanziati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza del 2024. I fondi per la scuola rappresentano meno del 5% del totale. Fanno peggio solo amministrazione pubblica, energia, agricoltura e pesca. A trainare, invece, le costruzioni (60%). A scattare una fotografia dello stato dell’arte del Piano…
L’uscita dei ragazzi del Liceo Ginnasio Visconti al termine della prima prova degli esami di maturità - Roma, Italia - Nella foto i ragazzi all’uscita della scuola - Mercoledì 19 Giugno 2024 (foto Valentina Stefanelli / LaPresse)The exit of the boys from the Ginnasio Visconti High School at the end of the first test of the final exams - Rome, Italy - In the photo the boys leaving the school - Wednesday 19 June 2024 (photo Valentina Stefanelli / LaPresse)

È l’istruzione il fanalino di coda nella classifica dei settori finanziati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza del 2024. I fondi per la scuola rappresentano meno del 5% del totale. Fanno peggio solo amministrazione pubblica, energia, agricoltura e pesca. A trainare, invece, le costruzioni (60%). A scattare una fotografia dello stato dell’arte del Piano a tre anni esatti dall’avvio, è il Pnrr Lab della Sda Bocconi ha illustrato i dati del monitoraggio.

Le proiezioni

Le proiezioni per il 2024 sono basate sui dati del ReGis e parlano di una spesa complessiva di 32 miliardi. Quanto alla domanda di lavoro generata, stimata per quest’anno in circa 710mila unità tra autonomi e dipendenti, l’istruzione, con 37.782, è seconda solo alle costruzioni. L’invito generale, da parte del centro studi dell’università meneghina, è quello di osservare i numeri per correggere le disuguaglianze, partendo da quelle territoriali. Un caso per tutti di non efficiente distribuzione delle risorse è quello dei fondi destinati ai bisogni energetici delle scuole: in virtù della clausola del 40% per il Sud, le scuole del Mezzogiorno, localizzate nelle zone più calde, hanno “sottratto” soldi a quelle del Nord, poste nei territori più freddi e con maggiore fabbisogno energetico.

«La spesa straordinaria e, soprattutto, quella ordinaria per l’istruzione, università e ricerca sono sotto il limite utile per poter favorire l’implementazione dei settori – ha detto il segretario generale di Flc Cgil, Gianna Fracassi – Questo governo ha deciso di non investire in istruzione. Sono scelte politiche, a fronte di altre scelte politiche come quella di aumentare le spese militari».

Il Pnrr istruzione «è riforme e investimenti, non solo investimenti», ha sottolineato la sindacalista, spiegando che alcune delle riforme previste nel Piano, come il docente stabilmente incentivato, la scuola nazionale di formazione, tutti gli interventi sul versante contrattuale, «sono non solo inutili, ma anche dannose». «Avrei preferito ci si fosse concentrati su alcune grandi partite come le infrastrutture fisiche, su cui l’investimento c’è ma è limitato – ha concluso – Si è puntato, invece, più sui beni strumentali. Scuole vecchie con macchine nuove».

Gli interventi

L’edilizia scolastica (nuove scuole, asili e scuole dell’infanzia, mense e strutture per lo sport, messa in sicurezza degli edifici) e gli strumenti per la didattica digitale sono i due grandi ambiti di investimento sulle infrastrutture previsti dal Pnrr e hanno un peso differente nel riparto dei fondi assegnati alle singole regioni. La Puglia, per esempio, beneficia di un milione di euro per l’istruzione e, di questi, 589 milioni sono destinati all’edilizia scolastica. Nel Piano asili nido 2024, per esempio, in Puglia sono stati ammessi al finanziamento 98 progetti, tra quelli di nuova costruzione o ampliamento e quelli di riconversione degli edifici esistenti, per un totale di 3.923 posti da realizzare.

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