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Bari, il grande affare dell’ospedale Covid in Fiera del Levante e gli amici di Lerario

C’è la fornitura di arredi e attrezzature per la sala mensa del Consiglio Regionale, mesi prima che le aziende fossero invitate a presentare le offerte. E poi, la realizzazione di aiuole ornamentali nelle aree verdi, avviata ben prima dell’aggiudicazione della gara. C’è poi il valore dell’appalto per la riqualificazione generale di un complesso immobiliare a…

C’è la fornitura di arredi e attrezzature per la sala mensa del Consiglio Regionale, mesi prima che le aziende fossero invitate a presentare le offerte. E poi, la realizzazione di aiuole ornamentali nelle aree verdi, avviata ben prima dell’aggiudicazione della gara. C’è poi il valore dell’appalto per la riqualificazione generale di un complesso immobiliare a Castellaneta, indicato nella lettera, di molto inferiore rispetto a quello reale, per poi aggiungere ordini di servizio con nuove opere. Ma su tutto, c’è l’affaire dell’ospedale Covid in fiera, la grande pedina della Protezione civile regionale.

Le indagini chiuse

A due anni e mezzo da quel 23 dicembre, punto di caduta del dirigente Mario Lerario, la Procura di Bari ha notificato la chiusura delle indagini preliminari sul maxifilone relativo alla gestione della Protezione civile, residuale rispetto a quegli episodi già cristallizzati per i quali Lerario è stato condannato in primo grado con la formula del rito abbreviato, in entrambi i casi a 5 anni e 4 mesi (il primo in concorso con Donato Mottola e Luca Leccese, il secondo con l’imprenditore Giovanni Illuzzi e il funzionario Antonio Mercurio). L’avviso è stato notificato dai finanzieri del nucleo di Polizia economico-finanziaria del comando provinciale di Bari al termine dell’inchiesta sulla costruzione dell’ospedale Covid a Bari e su oltre 250 procedure ad evidenza pubblica per un valore di circa 100 milioni di euro.

Gli indagati e le accuse

Antonio Mario Lerario, Antonio Mercurio, Felice Antonio Spaccavento, Vito De Mitri, Francesco Girardi, Vito Vincenzo Leo, Andrea Barili, Domenico Tancredi, Sigismondo Zema e Alessandro Goffredo Nuzzo sono accusati, a vario titolo, di corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio, peculato, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente e turbata libertà degli incanti. I fatti contestati sarebbero stati commessi tra maggio 2019 e novembre 2023.

L’ospedale Covid

La parte più consistente dell’inchiesta riguarda la scelta della ditta incaricata dei lavori per la realizzazione dell’ospedale Covid nei padiglioni Fiera del Levante, aggiudicati (per la Procura in maniera fraudolenta) al raggruppamento di imprese capeggiato dalla ditta Cobar, con l’esecuzione di lavorazioni supplementari rispetto a quanto previsto in progetto per o 7.088.706 euro, pari ad oltre l’83% rispetto all’originale valore dell’appalto di 9,5 milioni di euro.

“Dopo una preliminare stesura dei prospetti riportanti i punteggi attribuiti all’offerta tecnica favorevoli a Rti Operamed – si legge nei capi d’imputazione – Lerario, Mercurio e Spaccavento (rispettivamente dirigente, rup e componente la commissione) si determinavano alla preferenza per Rti Cobar (come risultante dalle numerose correzioni manoscritte sui prospetti acquisiti dalla pg in fase di perquisizione), mediante mezzi fraudolenti consistiti nell’attribuire alle singole voci di valutazione dell’offerta tecnica, punteggi numerici in maniera del tutto anomala, sviata e viziata”.

Le ditte preferite

In sostanza, nonostante Operamed avesse una pregressa esperienza specifica, con la realizzazione di reparti di degenza temporanea e strutture ospedaliere come l’ospedale Covid Fiera di Milano per 132 posti e quello di Civitanova Marche per 84, nonché il blocco operatorio Covid nella clinica Humanitas a Rozzano, ottenne un punteggio di 8/10 contro i 10/10 di Cobar, senza alcuna esperienza.

Il conflitto di interessi

Lerario e Mercurio sono accusati anche di “falso per porre in essere il delitto di turbata libertà degli incanti”: quale presidente e componente della commissione erano in situazione di incompatibilità in quanto, scrive la Procura, “i commissari non devono aver svolto né possono svolgere alcuna altra funzione o incarico tecnico o amministrativo relativamente al contratto del cui affidamento si tratta”. Al contrario, Lerario (che aveva firmato la determina iniziale) avrebbe poi approvato gli atti di gara e aggiudicato l’appalto mentre Mercurio, che aveva redatto il progetto posto a base di gara, ne aveva poi seguito i lavori come direttore.

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