La spesa per gli appalti pubblici è pari a circa il 14% del Pil dell’Ue, quasi 2 trilioni di euro; il dato percentuale in Italia non si discosta di molto. Il Pnrr ha previsto investimenti per oltre 220 miliardi, molti realizzabili solo con contratti di appalto.
Tra gli obiettivi del Pnrr vi era anche la riforma della disciplina dei contratti pubblici eseguita a tempo di record con il decreto legislativo 31 marzo 2023 n° 36 recante il “codice dei contratti pubblici”. A ciò si aggiunga l’impatto delle pronunzie dei Tar e del Consiglio di Stato sull’esecuzione degli appalti, in un contesto narrativo spesso fuorviante, poiché attribuisce al giudice amministrativo la responsabilità dell’allungamento dei tempi per l’esecuzione delle opere pubbliche (dove la durata media dei giudizi in materia è pari a circa 107 giorni in primo grado e 148 in appello) e l’intromissione in scelte rimesse agli amministratori pubblici (lì dove i ricorsi sono proposti dalle imprese partecipanti alle gare che deducono la legittimità dell’azione amministrativa per violazione di specifiche disposizioni normative).
Infine, la cronaca, restituisce un’immagine delle gare non dissimile da quella di un mercato del malaffare. Per questo i contratti di appalto e concessione delle amministrazioni per l’acquisizione di servizi, forniture, lavori e opere, e la relativa disciplina normativa, assumono rilievo centrale.
Conoscenze e competenze in questo settore sono necessarie e le associazioni di avvocati specializzati sono chiamate ad approfondire questi temi, anche al fine di correggere alcune criticità del sistema; il tutto con un approccio che coinvolga avvocati e giudici amministrativi e con la partecipazione dei giovani.
Luigi D’Ambrosio – Camera amministrativa distrettuale degli Avvocati di Bari