Un aumento costante di oltre il 5%. La provincia di Barletta-Andria-Trani ogni anno perde risorse preziose. È un trend destinato a crescere ulteriormente quello dei cervelli in fuga. I contatti con la piattaforma per la mobilità europea Eures e i desk dei Centri per l’impiego della provincia lo confermano. Negli ultimi mesi, la ricerca di posti di lavoro all’estero è aumentata addirittura del 15%. L’età media va dai 20 ai 35 anni e, in alcuni casi, anche oltre. Si tratta sia di uomini che di donne e, rispetto a qualche anno fa, si registra una percentuale femminile sempre più alta.
Il fenomeno
È tale da collocare la Bat al secondo posto nel contesto regionale per emigrazione intellettuale, subito dopo la provincia di Taranto e quasi allo stesso livello di Foggia. I dati lasciano poco spazio a dubbi: un numero crescente di giovani laureati e professionisti sceglie di trasferirsi al nord Italia o all’estero, in cerca di prospettive di carriera più promettenti e di un mercato del lavoro più dinamico. Lombardia, Emilia Romagna e Piemonte rappresentano le prime scelte per molti giovani della Bat. Tuttavia, molti neolaureati guardano anche fuori dai confini nazionali, attratti da paesi come Germania, Danimarca e Svezia, dove la ricerca scientifica e le opportunità professionali offrono percorsi di carriera più gratificanti. E, in molti casi, non manca la disponibilità a ricominciare da zero.
La perdita di giovani talenti
In altre parole, i giovani della Bat spesso mettono da parte i titoli di studio per cimentarsi in nuove esperienze, anche lontane da quelle già acquisite. «La perdita di giovani talenti – dice Luciano Campanella, imprenditore barlettano – riduce la capacità della provincia di attrarre investimenti e di sviluppare settori innovativi e tecnologicamente avanzati». Insomma, si tratta di una vera e propria emorragia con effetti rilevanti sia sul piano professionale che su quello economico. I report evidenziano come la precarietà lavorativa rappresenta l’ostacolo principale per chi desidera costruirsi una carriera nella Bat. A questo, si aggiungono le difficoltà di un sistema universitario che spesso non riesce a offrire opportunità adeguate per i giovani ricercatori.
La storia
La mancanza di fondi e le scarse possibilità di carriera spingono infatti molti a cercare condizioni migliori altrove. Come nel caso di Sabrina, giovane laureata in Biotecnologie, che due anni fa ha lasciato Andria per trasferirsi a Milano, dove ora lavora in un importante centro di ricerca biomedica. «È stata una decisione difficile – racconta – ma non ho avuto scelta. Anche se a Milano mi sento realizzata, spero un giorno di poter tornare in Puglia e contribuire allo sviluppo del mio territorio».