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Sgarbi a Bari per “La Ripartenza”: «Non esiste l’arte di regime. L’infedeltà nell’indole della donna» – L’INTERVISTA

Vittorio Sgarbi il 13 luglio al Teatro Petruzzelli di Bari per “La Ripartenza”, l’evento del giornalista Nicola Porro. Sarà l’occasione per presentare il suo nuovo libro “Arte e fascismo” edito dalla nave di Teseo. Un filo storico che attraversa l’arte prima del fascismo, cresciuto nel ventennio, e successivamente oscurato a seguito della naturale condanna del…

Vittorio Sgarbi il 13 luglio al Teatro Petruzzelli di Bari per “La Ripartenza”, l’evento del giornalista Nicola Porro. Sarà l’occasione per presentare il suo nuovo libro “Arte e fascismo” edito dalla nave di Teseo. Un filo storico che attraversa l’arte prima del fascismo, cresciuto nel ventennio, e successivamente oscurato a seguito della naturale condanna del regime. Una distinzione tra espressione libera e potere. Morandi, Martini e de Chirico accanto a Wildt, Guidi e al Futurismo, oltre alla rivelazione di due grandi scultori poco noti come Domenico Ponzi e Biagio Poidimani.

Arte e fascismo il suo ultimo libro. È necessario scindere le ideologie politiche dall’artista? Pensiamo a La Rochelle, morto da collaborazionista e lasciato in penombra, nell’oblio…

«Il libro che ho scritto serve a dire che l’arte non è vincolata a nessun ordine di stato. Durante il fascismo non c’era un’arte della dittatura, ma un sostegno pubblico alla creatività del singolo artista, che rimaneva libero. Non “dovevano” rappresentare il regime, “potevano”. Il fascismo ha stimolato, ha proposto, ha indicato e l’artista ha interpretato, senza nessuna catena. Questo vale anche per la letteratura, per Pirandello, per La Rochelle, per Cèline…».

L’ultima volta che ci siamo incontrati, alla mostra sui poeti del ‘900 a Roma, avevo in mano un libro di Dario Bellezza e mi disse “leggilo, non fare lo stronzo”. È stronzo chi non ha letto Bellezza?

«Un po’. Bellezza è tra gli eredi di Pasolini, è stato coltivatore della sua visione forte di affetti, di vita semplice, di valori lontani dal potere. Conviene leggerlo».

Si parla spesso di femminicidio e di un’ora di “educazione sentimentale” nelle scuole per prevenirlo, una soluzione che suona retorica. Non crede che l’arte sia un sensibilizzatore più efficace?

«Certo. La conoscenza della bellezza è l’arma più forte contro delle violenze legate alla prepotenza, a quei concetti astratti del potere del maschio. Serve l’educazione alla gentilezza».

Perché se si nomina Sgarbi a una femminista convinta, generalmente storce un po’ il naso?

«Per degli equivoci legati a delle battute o dei paradossi non compresi».

Che ruolo hanno avuto le donne nella sua vita?

«Decisivo».

Una volta ha detto che il tradimento è intrinseco della donna…

«L’uomo tradisce con gli istinti, con il corpo, in un semplice gioco di competizione. La donna tradisce per indole, con la convinzione di sentire un’attrazione più forte per un altro».

Lei è da anni continuamente in viaggio per l’Italia. Qual è l’episodio più strano che ricorda?

«L’aggettivo strano è difficile da declinare. Mi ricordo una volta, avevo undici anni, ero in Sardegna con mio padre, avevo i capelli bagnati con la riga, portavo una Fred Perry verde, e due donne mi definirono un “bel giovane”. Sentì per la prima volta di essere un pensiero erotico, di essere guardato con desiderio. Ero una pura visione della bellezza di un adolescente».

Lei sarà ospite dell’evento “La Ripartenza” di Nicola Porro, al “Petruzzelli” di Bari. È l’Italia un paese in ripartenza in questo momento storico?

«La Ripartenza di Porro è il paradosso di qualcosa di cui si parla rispetto all’economia, al gusto, allo stile italiano, nel momento in cui si inizia ad andare in vacanza».

È stato condannato a pagare una multa di 10 mila euro per delle frasi rivolte all’ex consigliera regionale Alice Salvatore. Non le sembra un provvedimento ridicolo?

«Sono delle cose che capitano quando uno risponde a delle provocazioni. Forse è più ingiusto che ridicolo».

Perché un giovane oggi dovrebbe avvicinarsi a un museo, provare curiosità verso una mostra?

«Perché riconosce l’artista come personaggio, lo trova riuscito. O perché cerca emozioni nascoste che può regalare anche pittore meno conosciuto. Dipende come un giovane si orienta. La mostra di Escher a Ferrara, particolarmente sofisticata, ha attirato molti giovani».

Ha avuto tantissime donne, chi è stata quella che per lei rimarrà indimenticabile?

«Mia madre».

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