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Mafia a Bari, via al processo per “Codice interno”: attesi in aula Mari Lorusso e il padre Vito

Comincerà oggi, dinanzi alla seconda sezione penale del tribunale di Bari, il processo a Vito e Mari Lorusso, rispettivamente suocero e moglie dell’ex consigliere regionale Giacomo Olivieri, arrestato il 26 febbraio scorso nell’ambito della maxinchiesta Codice Interno, che ha svelato l’esistenza di accordi tra politica e mafia in occasione delle comunali del 2019 a Bari.…

Comincerà oggi, dinanzi alla seconda sezione penale del tribunale di Bari, il processo a Vito e Mari Lorusso, rispettivamente suocero e moglie dell’ex consigliere regionale Giacomo Olivieri, arrestato il 26 febbraio scorso nell’ambito della maxinchiesta Codice Interno, che ha svelato l’esistenza di accordi tra politica e mafia in occasione delle comunali del 2019 a Bari.

Il rito ordinario

I due Lorusso, padre e figlia, finiti entrambi ai domiciliari nella stessa inchiesta per voto di scambio politico-mafioso, hanno scelto di andare a processo con il rito ordinario, a differenza di Olivieri e un altro centinaio di persone, che hanno invece chiesto il rito abbreviato. Secondo la Direzione distrettuale antimafia, Giacomo Olivieri, sua moglie Mari Lorusso (eletta in quella tornata con la lista Di Rella sindaco) e suo suocero, l’oncologo Vito Lorusso, uniti nello stesso intento criminoso, avrebbero sfruttato la malattia di un nipote del boss Savino Parisi, per instaurare con la famiglia un proficuo rapporto “affaristico” di compravendita di voti. I tre pm Fabio Buquicchio, Marco d’Agostino e Federico Perrone Capano, hanno chiesto direttamente il giudizio immediato dei 102 imputati, saltando la fase intermedia dell’udienza preliminare.

L’abbreviato condizionato

Olivieri ha invece chiesto, tramite i suoi avvocati Luca e Nino Castellantea, il rito abbreviato condizionato a due integrazioni probatorie: in primis l’esame testimoniale di Gianvito Giannelli, persona offesa del reato di estorsione. Per i pm Olivieri a luglio 2019, avrebbe fatto pressione su di lui, all’epoca consulente legale della Banca Popolare di Bari, perché ignorasse il mandato ricevuto dalla Cerved di recuperare il credito cedutole dall’istituto bancario nei confronti della Fondazione Maria Rossi Olivieri, di cui era presidente. La seconda condizione è che si produca una perizia, redatta dal consulente della difesa, il commercialista Francesco Ardito, al quale la Dda ha risposto con una sua.

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