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Impianto Newo a Modugno, ancora 18 mesi per dimostrare la validità delle perle vetrose

Ancora 18 mesi per chiarire l’applicazione della Perle vetrose. La questione Newo a Modugno è tutt’altro che chiusa. Il dipartimento Ambiente, paesaggio e qualità urbana della Regione puglia ha sospeso il giudizio concedendo all’azienda che vorrebbe insediare un impianto di Ossicombustione nella zona industriale tra Bari e Modugno ancora quasi un anno di tempo per…

Ancora 18 mesi per chiarire l’applicazione della Perle vetrose. La questione Newo a Modugno è tutt’altro che chiusa. Il dipartimento Ambiente, paesaggio e qualità urbana della Regione puglia ha sospeso il giudizio concedendo all’azienda che vorrebbe insediare un impianto di Ossicombustione nella zona industriale tra Bari e Modugno ancora quasi un anno di tempo per formulare uno studio di fattibilità che possa convincere gli enti, compreso Arpa Puglia, della reale applicabilità del ciclo di produzione dei rifiuti e della sostenibilità del processo. Grande incognita era l’effettiva applicabilità della risultante del processo di ossicombusione dei rifiuti che, appunto le perle vetrose, che secondo l’azienda sarebbero dovute essere riutilizzate nell’ambito dell’edilizia.

Le perplessità di Arpa

Per l’Arpa Puglia c’era qualcosa non andava nella procedura della Valutazione di impatto ambientale (Via) sulla Newo. Risultato delle procedure di verifica su tutti i passi effettuati e sui documenti consegnati sul rilascio della Via che l’Agenzia regionale aveva dichiarato che avrebbe avviato a seguito dell’ultima Conferenza di servizi.

Il risultato dell’analisi dell’Ente regionale è contenuto in un documento di 12 pagine a firma dei funzionari istruttori Emiliano Altavilla e Mariangela Positano, del dirigente ambientale Adriana Maria Lotito e del direttore dei servizi territoriali Maddalena Schirone. Arpa aveva segnalato un’anomalia sui campioni di perle vetrose presentati dall’azienda, il materiale che la società foggiana intende produrre con l’ossicombustione dei rifiuti. Questi ultimi risalirebbero al 2015, non corrispondenti all’attuale processo di lavorazione anche perché da allora è molto cambiata la gestione dei rifiuti e quindi sono potenzialmente mutati i materiali che saranno inceneriti e tenendo presente anche che nell’ossicombustore di Modugno entrerà materiale derivante dal trattamento di rifiuti urbani e materiale pericoloso.

Non è tutto, perché l’Arpa aveva anche espresso perplessità sull’effettivo mercato delle perle vetrose, non accertato o ben chiarito nei documenti presentati. Anche l’area legale dei comitati “No Inceneritore” aveva attenzionato il processo della Via, riscontrando irregolarità e preparando un esposto alla Procura della Repubblica. Continuerà quindi, almeno per altri 18 mesi, il braccio di ferro tra gli ambientalisti del comitato “No inceneritore no Newo”, che continuano a definire le perle vetrose un rifiuto e l’impianto di ossicombustione un inceneritore, e l’azienda che dovrà dimostrare che le perle vetrose saranno un beneficio, e non un ulteriore problema.

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