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Gn, da Meloni un’ambiguità che fa male

L’inchiesta di Fanpage su Gioventù nazionale, l’organizzazione dei giovani di Fratelli d’Italia, ha portato alla luce aspetti inquietanti che cozzano profondamente con le attestazioni fatte dalla presidente del Consiglio che in diverse occasioni li ha definiti «ragazzi stupendi» e «anima e motore di Fratelli d’Italia».

L’inchiesta ha messo in evidenza la permanenza di una diffusa cultura fascista dentro questa struttura che non può essere liquidata con la storia che si tratta di poche mele marce o che il partito non ne sapesse nulla. Alle riunioni, infatti, prendevano parte sia i massimi rappresentanti dell’organizzazione sia parlamentari e dirigenti nazionali di Fratelli d’Italia, i quali hanno potuto constatare quanto al suo interno siano presenti comportamenti intrisi di fascismo e di antisemitismo, che le riunioni fossero accompagnate da inni al duce e dal grido nazista “Sieg Heil”, che venisse sciorinato il classico armamentario del fascismo contro i neri, gli omosessuali e via discorrendo.

Questa volta l’evidenza dei fatti ha costretto la presidente Meloni, dopo giorni di silenzio, a dire che chi si comporta in questo modo ha sbagliato casa, derubricando, tuttavia, questi atteggiamenti come anche «nostalgici», invece di bollarli come neofascisti o neonazisti.

Però, soprattutto, si è scagliata contro l’inchiesta di Fanpage e contro il giornalismo di inchiesta, parlando di metodo discutibile e persino di attacco alla libertà di organizzazione. Invece di parlare del merito del problema si è ricorso al solito vittimismo retorico di cui sarebbe bersaglio FdI.

Soltanto la presa di posizione della senatrice Segre e della comunità ebraica ha spinto il gruppo dirigente nazionale ad annunciare l’adozione di provvedimenti. Può bastare? Meloni si rende conto che la presenza di queste forze rende meno credibile il cambiamento che vorrebbe introdurre, che può alienarle le simpatie di parte moderata dell’elettorato italiano, a cominciare da settori ebraici che pure l’hanno votata.

Il fatto è che questi casi non sono isolati. Negli ultimi mesi abbiamo assistito a una serie di manifestazioni da parte di personaggi che ricoprono o hanno ricoperto importanti incarichi istituzionali fare apologia del fascismo; in diversi consigli comunali ci sono stati consiglieri che non hanno nascosto le loro simpatie per il Ventennio, che in tanti comuni e città si moltiplicano le aggressioni nei confronti di persone antifasciste.

Poste italiane ha addirittura emesso un francobollo, nel silenzio assoluto del governo, per ricordare un riconosciuto squadrista, Italo Foschi, che si complimentò con Amerigo Dumini, sodale di Mussolini implicato nell’omicidio di Matteotti.

Meloni, se vuole fare di FdI una destra pienamente conservatrice, deve dire parole inequivoche, altrimenti con la sua condotta ambigua rischia sia di isolare l’Italia in Europa, come sta avvenendo con le trattative sulle cariche dell’Unione europea, sia di dare copertura a un clima di odio e violenza che da quei settori si sviluppa. È arrivato il tempo che chiuda definitivamente i conti col fascismo e col neofascismo. E su queste vicende dicano parole nette anche i rappresentanti di Fratelli d’Italia che provengono dalla cultura moderata democristiana, che hanno valori diversi. Il giuramento fatto sulla Costituzione non può essere un atto formale. Essa è nata, dopo una dura lotta di resistenza, in opposizione al fascismo. Il problema non riguarda soltanto Roma, ma anche la Capitanata.

A San Severo, nel recente turno elettorale che ha visto la vittoria della coalizione di centrodestra, in Consiglio comunale è stato eletto un rappresentante di Forza Nuova, struttura che non si riconosce nella Costituzione, autrice dell’assalto alla sede nazionale della Cgil. Non ha da dire nulla la neosindaca?

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