Dalla laguna di Lesina e Varano ai bacini retrodunali del Salento: le coste pugliesi sono a rischio a causa della massiccia presenza del granchio blu, il “killer dei mari” che danneggia l’ecosistema e provoca danni alla pesca (soprattutto di sogliole e cefali) e agli allevamenti di vongole e cozze, facendo anche “piazza pulita” di ostriche, telline e altri crostacei.
È quanto denuncia Coldiretti Puglia che, al Villaggio di Venezia, ha allestito un’esposizione delle specie più a rischio a causa dell’invasione del granchio blu, mentre i cuochi pescatori e contadini di Campagna Amica hanno preparato una serie di ricette per valorizzare in cucina il temibile predatore, con la cattura per il consumo che è oggi la soluzione più valida per affrontare il problema.
Il granchio blu è una specie aliena originaria delle coste atlantiche dell’America che, afferma Coldiretti, «sta prendendo il sopravvento nei fondali delle coste dell’Adriatico spinta dai cambiamenti climatici dal riscaldamento delle acque che hanno reso i nostri ambienti più idonei alla sua sopravvivenza e proliferazione».
La possibile soluzione
Per l’associazione degli agricoltori, la soluzione potrebbe essere quella della pesca e del consumo del granchio blu: «In questo modo sarebbe possibile trasformare quella che oggi è una calamità in un’opportunità, con l’inserimento nei menù a km zero, a partire dalle attività di ittiturismo, pescaturismo e dagli agriturismi sul litorale, nel rispetto delle normative territoriali. Il granchio blu – evidenzia la Coldiretti regionale – vanta tra l’altro proprietà nutrizionali importanti, grazie a una presenza forte di vitamina B12, estremamente preziosa per l’organismo umano ma ha anche un sapore delicato e gustoso. I prezzi per chi vuole acquistarlo si aggirano intorno ai dieci euro al chilo. Ma c’è anche il riutilizzo degli scarti di granchio blu, da cui si estraggono per esempio la chitina e il chitosano, sostanze molto utilizzate a scopo biomedico e nutraceutico come negli integratori alimentari».