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L’inchiesta di Fanpage e quell’idea di destra di Tatarella

Da Giorgia Meloni a Giovanni Donzelli a Marcello Gemmato, quasi tutti i leader di Fratelli d’Italia hanno espresso “netta e severa condanna per le affermazioni antisemite e razziste di alcuni esponenti di Gioventù nazionale”, emerse dall’inchiesta di Fanpage nel mondo della destra giovanile che ha coinvolto anche alcuni dirigenti pugliesi.

In merito, Gianfranco Fini ha detto che «questi atteggiamenti non vanno derubricati a goliardate, serve un’azione pedagogica che faccia capire come la destra sia incompatibile con tutto ciò». Un’azione, quella pedagogica, che il fondatore di Alleanza nazionale ha condiviso negli anni novanta con Pinuccio Tatarella, il quale, pur vittima di razzismo, se vogliamo, al contrario, quando un ministro belga, Elio Di Rupo, disse, a margine di un vertice europeo nel 1994, che mai avrebbe stretto la mano a un neofascista, si è speso per costruire, insieme a tanti, una destra moderna, conservatrice, democratica. Una destra che divenne realtà con An nel 1994 quando fu firmato l’atto fondativo, anche da parte di coloro che oggi dirigono Fdi.

Forse, sarebbe il caso che al prossimo appuntamento con Atreju o alla prossima kermesse di partito venga stilato un decalogo del giovane di destra che riprenda quei valori di destra che Tatarella ha lasciato, ereditati da molti in Fdi, ma non da tutti, così da isolare questi ultimi, che siano giovani o adulti, relegandoli in quei ghetti politici come Casapound dove albergano croci celtiche e caratteri runici in cui si immagina un oscuro mondo andato che appare folklore, ma è voglia di violenza, come le cronache dimostrano.

Un’azione educativa ancor più necessaria oggi visto che i cittadini italiani hanno chiesto proprio alla destra di governare il Paese e non si aspettano certo che a guidarli siano donne e uomini nostalgici di camere a gas e forni crematori. È certo un percorso difficile, visto che proprio Fdi è l’ultima comunità politica dove i rapporti personali spesso prevalgono su quelli politici, rendendo quindi necessario il coraggio di dire no ad un’amica o a un amico, ma è altresì indispensabile se si vuol dimostrare che essere di destra non è per nulla “compatibile” con la parola fascismo. Magari, partendo proprio dalla Puglia, così come fece Tatarella.

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