Un triangolo affaristico, quello ipotizzato dalla Procura di Potenza a carico dell’ex giudice barese, in servizio a Lecce, Pietro Errede, il suo compagno, l’avvocato Alberto Russi, l’avvocato e consulente del Tribunale, Antonio Casilli. Un triangolo nel quale, sostiene la procura, Errede avrebbe affidato incarichi e consulenze, in cambio di favori e regali. E ieri mattina, in udienza, Errede ha reso dichiarazioni spontanee, raccontando la sua verità su tutti i punti che gli vengono contestati.
Gli incarichi giudiziari
«Mi si contesta di aver, in concorso con Antonio Casilli e Alberto Russi, abusando della qualità di giudice delegato della procedura di prevenzione del controllo giudiziario delle società Consorzio Armatori Ferroviari Spa e Fersalento srl, (già attinte il 9 aprile 2021 da informazione antimafia da parte della Prefettura di Lecce), compiuto atti idonei e univoci a costringere gli amministratori giudiziari . Saverio Congedo e Michele Macrì a proporre al collegio la nomina del Casilli, quale coadiutore nell’ambito della suddetta procedura, di modo che il compenso spettante sarebbe stato ripartito tra il Casilli e il Russi – premette – La nomina di coadiutore non è di competenza del collegio ma vi può procedere direttamente il giudice delegato alla procedura, sicché tale inciso accusatorio è infondato – prosegue – Rilevo che già dal tenore delle conversazioni registrate a mia insaputa dal Congedo si ricava come io non abbia mai assunto una condotta costrittiva o induttiva tesa alla nomina del Casilli a coadiutore, né avrei potuto farlo, attesa la sua evidente incompatibilità con quell’incarico per ragioni di coniugio con la collega Cinzia Vergine, magistrato dell’ufficio».
Il jet-set del Leccese
Errede ha consegnato al gup copie di chat e altri documenti, facendo alcuni nomi di colleghi magistrati, che avrebbero partecipato o organizzato feste in cui sarebbero stati presenti anche politici: uno amico di un esponente della Lega, l’altro invece avrebbe invitato in un lido un politico del centrosinistra. «Come per i colleghi citati, di cui non ho mai dubitato della relativa autonomia e indipendenza nelle loro funzioni, sebbene le loro strette conoscenze politiche – ha dichiarato – così io stesso non ho mai subito influenze esterne da ambienti politici, quindi non vedo quale rilevanza investigativa o penale potesse avere quell’ulteriore pettegolezzo degli inquirenti sui miei rapporti di semplice cordialità con esponenti politici».