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I Lep? Fumo negli occhi degli italiani

Il problema fondamentale è che noi, a fare le leggi – cioè in Parlamento – mandiamo i più bravi. Conseguentemente, capire quale sia il senso, piuttosto che il significato di una legge, per noi miseri mortali risulta impresa difficile se non impossibile. Andiamo con ordine: la legge sull’Autonomia Differenziata è stata approvata in via definitiva e, dopo la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale sarà Legge. Grande festa con polenta, panettone, fuochi d’artificio e cotillion in casa Lega, mal di pancia e perplessità nelle altre forze di governo. Totale contrarietà da parte delle forze di opposizione.

La storia, invero, parte da molto lontano: quando nella carta Costituzionale vennero inserite le Regioni, parliamo quindi di Assemblea Costituente, forti perplessità furono avanzate da Giustino Fortunato e diniego assoluto da Francesco Saverio Nitti, due delle migliori intelligenze del pensiero meridionale dell’epoca. Anche quando vennero istituite le 15 Regioni a Statuto Ordinario, l’allora glorioso Partito Liberale votò contro. Si contestava, allora, che ampliare i centri di spesa non avrebbe agevolato una seria economia di bilancio da parte dello Stato. Cosa che si è puntualmente avverata oltre ogni più fosca previsione. Se qualcuno avesse qualche dubbio, può tranquillamente verificare che l’attuale, tremendo deficit dello Stato, parte proprio da lì.

E come dicevo, siccome ormai da lungo tempo tempo, in Parlamento mandiamo i più bravi, Ilona Staller, Luca Barbareschi, Iva Zanicchi, Ombretta Colli, Gabriella Carlucci, Tinto Brass, mi fermo qui, ma l’elenco è lunghissimo, arriviamo alla meravigliosa riforma e modifica del titolo V della Costituzione del 2001, con la quale, raccolgo una locuzione dal volgo, che fotografa e rappresenta al meglio quanto avvenuto: “abbiamo sfraciato” definitivamente. Debito pubblico a 2950 miliardi, con un rapporto con il PIL, a oltre il 143%. Cioè, tradotto in spiccioli, per ogni 100 miliardi che produciamo ne spendiamo 143. Strano ma vero, accade che a questa meravigliosa scuola di bilancio possiamo iscrivere Banche e Squadre di Calcio, tutti gli altri, invece, prima, molto prima, devono portare i libri in Tribunale. Ma sorvoliamo e torniamo a quelle meravigliose intelligenze che siedono nell’attuale Parlamento; infatti, la legge sull’Autonomia Differenziata delle Regioni, appena votata da Camera e Senato cosa ha fatto: prendendo atto dello sfacelo provocato dalle Amministrazioni Regionali in questi ultimi 54 anni, ha ampliato i poteri delle Regioni che, a seguito di questa legge, possono chiedere di legiferare autonomamente su 23 materie di competenza statale. Che ne dite? Una ideona. Tralascio le “puttanate” accessorie dei Lep, Pip o Pop, tanto le sigle è tempo che non mi appassionano più, avendo ben compreso che sono “fumo negli occhi” per il cittadino che deve essere servo ma contribuente. Andiamo avanti. Siccome ero solito leggere la documentazione parlamentare propedeutica alle discussioni delle leggi, anche in questo caso, mi sono fatto mandare il testo che è andato in discussione; per vostro diletto, vi scrivo l’incipit: riderete come neppure nei film più comici: Finalità – art.1 comma1 – “la nuova legge stabilisce – nel rispetto dei principi di unità giuridica ed economica, indivisibilità e autonomia e in attuazione del principio di decentramento amministrativo e per favorire la semplificazione delle procedure, (non iniziate a ridere) l’accelerazione procedimentale, (qui potete) la sburocratizzazione, (qui a crepapelle) ….. si è poi riformulato il riferimento alla semplificazione e all’accelerazione delle procedure inserendo anche quello ai principi di responsabilità e trasparenza.” E qui, arriveranno le lacrime. Ridere per non piangere. Lo avevo già detto su queste colonne, una legge pensata male e scritta peggio, contro la quale, se si escludono i ‘Tafazziani’ Schifani e Bardi, tutti i Governatori del Sud stanno pensando di impugnarla presso la Consulta. Il tempo passa ma noi rimaniamo ancorati alla fulminante riflessione di Ennio Flaiano: “in Italia la situazione politica è molto grave ma, purtuttavia, non è seria!”

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