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Verso il ballottaggio, l’ex senatore Tedesco: «Bari non vuole il ritorno della destra»

«La ricomposizione del centrosinistra è un passaggio obbligato e già preventivato prima del voto. Vito Leccese e Michele Laforgia hanno mantenuto la parola sull’accordo siglato alla vigilia dell’8 e 9 giugno. Le previsioni per il ballottaggio? Positive, a parlare sono i numeri». Alberto Tedesco, socialista, ex senatore e assessore regionale alle Politiche della Salute non…

«La ricomposizione del centrosinistra è un passaggio obbligato e già preventivato prima del voto. Vito Leccese e Michele Laforgia hanno mantenuto la parola sull’accordo siglato alla vigilia dell’8 e 9 giugno. Le previsioni per il ballottaggio? Positive, a parlare sono i numeri». Alberto Tedesco, socialista, ex senatore e assessore regionale alle Politiche della Salute non ha dubbi sull’esito del secondo turno alle urne del 23 e 24 giugno.

Il centrosinistra è tornato a unirsi per il ballottaggio, come annunciato alla vigilia delle elezioni. Non è stato un rischio presentarsi separati?

«La ricomposizione era prevista. Prima che partisse la campagna elettorale sia Vito Leccese che Michele Laforgia avevano sottoscritto un documento comune con il quale si impegnavano reciprocamente a sostenersi a vicenda nel caso di ballottaggio. Era ovvio che avremmo dovuto tener fede a questo documento, e tutte le forze in campo lo hanno fatto. Noi socialisti lo abbiamo fatto con ancora maggiore convinzione dato che votare il candidato di centrosinistra è un modo per opporci in maniera molto ferma al tentativo della destra di impossessarsi del governo della città di Bari dopo 20 anni all’opposizione. Certo, si poteva arrivare uniti all’8 e 9 giugno. Si è cercato in tutti i modi di trovare una composizione, dopo che si era di comune accordo, e va sottolineato, deciso di non fare più le primarie la mattina in cui sono emerse le notizie sugli arresti legati all’inchiesta sul voto di scambio. Sia a noi che al Partito democratico sembrò poco opportuno celebrare le primarie in un clima del genere. Pensavamo che anche in quel momento si sarebbe potuta trovare una soluzione unitaria, che purtroppo non è arrivata. Ciascuno è rimasto delle propria opinione e siamo andati a un primo turno che, però, si è svolto nella massima correttezza. Gli scontri alla fine della campagna elettorale sono stati fisiologici e legati alle idee sullo sviluppo della città. Ciò è servita ai baresi a rendersi conto che sia Leccese che Laforgia potevano riscuotere la loro fiducia».

Quale sarà l’esito del ballottaggio secondo lei, alla luce di queste considerazioni?

«Al di là degli aspetti numerici e tematici, è quello politico che emerge con forza e ci dà fiducia sull’esito positivo per il centrosinistra. Non credo che i cittadini baresi siano propensi a mettersi nelle mani di un candidato espressione della Lega. Che peraltro ha cercato nei primi trenta giorni di campagna elettorale di carpire la buona fede degli elettori occultando il simbolo del suo partito, presentandosi come candidato del centrodestra. Lui è, se si vuole essere corretti, il candidato della Lega appoggiato dal centrodestra. fare sparire la propria carta di identità è già un primo segno di inaffidabilità».

Su Bari c’è ancora lo spettro delle decisioni della commissione di inchiesta parlamentare e il possibile scioglimento del nuovo Consiglio appena eletto. Come andrà a finire secondo lei?

«L’attività della commissione si è necessariamente indirizzata verso quelle realtà istituzionali che sono emerse in maniera più eclatante dalle indagini. Il Comune di Bari per bocca del procuratore Rossi è stato sempre ritenuto esente da condizionamenti mafiosi. Devo dire che da questo punto di vista tutto il centrosinistra, a cominciare dal sindaco uscente Decaro al consiglio comunale, è tranquillo sugli esiti degli accertamenti. I lavori della commissione non solo non sono stati ostacolati ma agevolati con la collaborazione dell’amministrazione».

Un’ultima domanda: come spiega il successo alle europee di Antonio Decaro?

«Sul successo di Antonio hanno influito due fattori: la buona amministrazione della città negli ultimi dieci anni e il suo ruolo di presidente dell’Anci. Ha riscosso grande fiducia dai sindaci di tutte le estrazioni politiche, anche di centrodestra. Solo così si spiega quell’exploit elettorale che non ha precedenti nella storia politica del Mezzogiorno d’Italia. Pendere quasi mezzo milione di voti, dei quali più di 200mila in Puglia, è un risultato straordinario frutto di un lavoro che è sempre stato fatto con grande trasparenza e coerenza, e anche con efficacia».

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