Ieri è stato il giorno più atteso dai supporter italiani: il giorno dell’esordio degli azzurri nella fase finale di questi europei. Il giorno di Italia – Albania.
Arrivato a Dortmund lo spettacolo di maglie e bandiere rosse non ha lasciato spazio ad equivoci: i tifosi albanesi erano ovunque. Quasi 50.000 supporter dell’aquila a due teste hanno riempito le strade della città e lo stadio per sostenere la loro squadra. Gli italiani erano circa 10.000, molti dei quali residenti in Germania (tanti di origine meridionale, alcuni con serie difficoltà a dialogare in italiano) o simpatizzanti stranieri dell’Italia (ho incontrato australiani, americani, olandesi che, per tante ragioni, avevano deciso di indossare la maglia azzurra per sostenere la nazionale).
A poco sono serviti i miei tentativi diplomatici di dialogo prepartita con i tifosi albanesi, la risposta era sempre la stessa: «Siamo amici, ma non oggi». Si è visto e si è sentito. Ogni volta che la squadra azzurra prendeva palla piovevano fischi, al contrario ogni volta (meno volte a dire il vero) che i calciatori albanesi fraseggiavano, venivano spinti da un tifo assordante. Insomma sugli spalti gli albanesi hanno battuto l’Italia 5-1. Per fortuna, nonostante il dominio visivo e sonoro albanese, in campo i nostri 11 hanno ribaltato la situazione vincendo la partita per 2 reti a 1, anche se quel gol di Bajrami a pochi secondi dall’inizio ha fatto andare di traverso la birra tedesca a più di un supporter azzurro.
Dopo la partita per fortuna, i toni sono tornati più rilassati e maglie rosse e azzurre si sono ritrovate a festeggiare insieme come si fa da queste parti: intorno a una birra, anzi due, facciamo tre. La stessa cosa ho visto fare ai tedeschi e agli scozzesi il giorno del mio arrivo. Questo rapporto di rispetto e rivalità tra le tifoserie per le strade tedesche è una delle cose più belle di questa manifestazione, un bel messaggio di fratellanza tra popoli mai così necessario come in questo periodo storico.