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L’appello dei giovani alle superpotenze: «Ora costruiamo un mondo più giusto»

Non ha ancora compiuto trent’anni, ma ha alle sue spalle, e davanti a sè, una carriera “fulminante”: Francesca Suriano, andriese di nascita ma romana (per ora) di adozione, laureata con 110 e lode in Ingegneria Aerospaziale al Politecnico di Torino, fa parte della selezionatissima cerchia di giovani menti italiane chiamate a rappresentare l’Italia allo Youth…

Non ha ancora compiuto trent’anni, ma ha alle sue spalle, e davanti a sè, una carriera “fulminante”: Francesca Suriano, andriese di nascita ma romana (per ora) di adozione, laureata con 110 e lode in Ingegneria Aerospaziale al Politecnico di Torino, fa parte della selezionatissima cerchia di giovani menti italiane chiamate a rappresentare l’Italia allo Youth 7 Summit 2024, il gruppo ufficiale del G7 di engagement dei giovani, organizzato dalla Young Ambassadors Society con il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri e del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale.
Il summit si è concluso con la redazione di un comunicato finale, che sintetizza le proposte politiche dei delegati, che viene in questi giorni presentato ai leader del G7, riflettendo le aspirazioni e le intuizioni delle nuove generazioni per un mondo migliore.

A cosa lavora un’ingegnera aerospaziale che si interessa anche di geopolitica? «Dopo una breve esperienza a Torino con Leonardo s.p.a. nel progetto Eurofighter, ho capito che volevo altro per la mia carriera, che collimasse con i miei ideali pacifisti. Ho subito trovato lavoro a Roma allora con la Avio a Roma, l’unica azienda italiana che progetta e realizza i lanciatori spaziali tra cui il Vega C e il Vega E. La ricerca in ambito spaziale ha tante implicazioni positive nella vita anche sulla terra, basti pensare al fatto che i sensori ad alta risoluzione e le telecamere sviluppate per le missioni hanno dimostrato di avere un’incredibile utilità nella medicina, poiché sono stati adattati per migliorare tecniche di imaging medicale di precisione».

E il passo verso lo Youth 7?
«Ho cercato negli ultimi anni un percorso che fosse affine ai miei interessi e alla vita pacifica nello spazio e a un certo punto ho trovato la chiave: ho scoperto lo Space Generation Advisory Council (SGAC), un’organizzazione globale non governativa e senza scopo di lucro che mira a connettere e rappresentare studenti universitari e giovani professionisti dello spazio di età compresa tra 18 e 35 anni presso le Nazioni Unite, le agenzie spaziali, l’industria e il mondo accademico, di cui sono diventata membro. Poi ho iniziato a frequentare un Master in politiche spaziali, diritto e diplomazia spaziale presso la SIOI (Società per l’Organizzazione Internazionale) in collaborazione con l’ ASI (Agenzia Spaziale Italiana) e ISGI-CNR (Istituto di Studi Giuridici Internazionali – Centro Nazionale Ricerche). Quindi ho saputo a gennaio scorso che erano aperte le selezioni per lo Y7, ho partecipato mandando le mie idee e sono stata selezionata».

Quali temi avete affrontato?
«Le discussioni si sono concentrate sui quattro temi fondamentali di questa edizione: Innovazione e Trasformazione Digitale, Inclusione e Pari Opportunità, Sostenibilità Ambientale e Cambiamento climatico, e Nuove competenze, imprenditoria, e Futuro del Lavoro. L’obiettivo principale del summit era la formulazione di un insieme di raccomandazioni politiche e strategiche da presentare ai capi di stato e di governo al vertice del G7».

Che riflessioni sono emerse?
«Partecipare al vertice Youth 7 è stata un’opportunità straordinaria che ha rafforzato in me e in tanti altri giovani la consapevolezza delle sfide globali che caratterizzano il nostro tempo. In un contesto storico segnato da crisi geopolitiche multiple – dalle guerre in Medio Oriente e in Ucraina a emergenze climatiche, economiche ed energetiche – il desiderio comune è quello di costruire un futuro più sostenibile e giusto. Crediamo che la pace e la sicurezza globale siano diritti inalienabili, e che la giustizia debba prevalere per tutti, senza eccezioni».

Durante la cerimonia di apertura, la presidente della Young Ambassadors Society, Alberta Pelino, in qualità di Chair del Y7, ha ribadito la necessità di coinvolgere i giovani nelle decisioni che plasmeranno il futuro del nostro pianeta. Quali le istanze dei giovani quindi ai capi di stato?
«La nostra visione è quella di una società inclusiva, che garantisca pari opportunità e diritti a ogni individuo, a prescindere dalle sue origini o identità. Vogliamo un mondo che abbracci l’innovazione e la tecnologia in modo etico e responsabile, promuovendo la collaborazione e la crescita sostenibile. Siamo determinati a proteggere il nostro pianeta, a lottare contro il cambiamento climatico e a preservare la biodiversità per le generazioni future».

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