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Europee, la lunga attesa in Puglia e Basilicata per i 18 posti nella circoscrizione Sud

Si chiude stasera alle 23 la lunga maratona elettorale che ha visto i cittadini di 27 Stati nazionali votare per eleggere il Parlamento europeo per i prossimi cinque anni. Gli italiani a Strasburgo Stanotte sapremo chi saranno i 720 rappresentanti di quasi 400 milioni di cittadini: tra loro 76 italiani, tra qui probabilmente almeno tre…

Si chiude stasera alle 23 la lunga maratona elettorale che ha visto i cittadini di 27 Stati nazionali votare per eleggere il Parlamento europeo per i prossimi cinque anni.

Gli italiani a Strasburgo

Stanotte sapremo chi saranno i 720 rappresentanti di quasi 400 milioni di cittadini: tra loro 76 italiani, tra qui probabilmente almeno tre pugliesi, la terza rappresentanza più numerosa, dopo Germania con 96 eurodeputati e Francia con 81. E’ il più grande esercizio di democrazia al mondo dopo il voto in India che per bizzarria della storia si è svolto per sei settimane dal 19 aprile fino a ieri l’altro, portando alle urne oltre 642 milioni di elettori pari al 66,3 per cento del totale, che hanno riconfermato il conservatore Narendra Modi alla guida del subcontinente e prima di quello che interesserà i quasi 200 milioni di elettori degli Stati Uniti d’America il prossimo novembre quando eleggeranno il 47esimo presidente.

Il ruolo dei deputati

Con le urne di oggi gli europei scelgono i deputati ovvero chi dovrà approvare o respingere le cosiddette “direttive”, nella legislatura che si chiude ne sono state approvate 280, i “regolamenti” e le “decisioni”, in pratica le leggi valide per tutti le nazioni aderenti all’Unione europea.

I big five

Il peso maggiore all’interno dell’Eurocamera lo esercitano cinque Paesi: Germania, Francia, Italia, Spagna e Polonia. I cosiddetti “Big five” rappresentano 296 milioni di abitanti e 375 seggi e ovviamente avranno un ruolo decisivo nell’esprimere i vertici delle Istituzioni europee: presidente e vice del Parlamento, ma soprattutto capo della commissione e commissari dell’esecutivo continentale, oltre al presidente del Consiglio europeo. Per queste ragioni, in Stati importanti come Francia e Germania la campagna elettorale ha visto protagonisti leader impegnati esclusivamente in questioni europee e non soltanto, come in Italia, dirigenti nazionali. I transalpini hanno potuto ascoltare le proposte di Valery Hayer fiduciaria per le questioni europee del presidente Emmanuel Macron, di Jordan Bardella il trentenne astro nascente della destra del Rassemblement national di Marine Le Pen e di Raphael Gluksmann uomo di punta del rinato Partito socialista francese. In Germania, per quanto anche qui ci sia una tensione sul governo nazionale, tanto da far dire a molti osservatori che le europee sono «quasi un referendum sul governo a tre con socialisti, liberali e verdi», i candidati alle europee sono stati molto più visibili come la stessa candidata alla presidenza della commissione, l’uscente Ursula Von der Leyen.

I leader e il voto

In Italia, invece, la campagna elettorale è stata tutta appannaggio dei leader nazionali, con l’unico caso in tutti i 27 Stati dell’Unione chiamati al voto della presidente del consiglio dei ministri personalmente candidata al Parlamento europeo. Nessun capo di Governo europeo, per quanto impegnato per la propria forza politica, ha inteso fare ciò che ha deciso Giorgia Meloni: chiedere un voto per sè stessa, nonostante, sia noto a tutti, la rinuncia, una volta eletta, al seggio parlamentare europeo, perché incompatibile con quello al Parlamento italiano.

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