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L’intervista ad Antonio Decaro: «Meloni ostile sui problemi dei Comuni»

Dieci anni da sindaco di Bari, che bilancio può tracciare? Ha dei rimpianti?«Proprio ieri guardando una foto della nuova viabilità di via Caposcardicchio, nei pressi del ospedale del quartiere San Paolo ho pensato che certamente non sono riuscito a portare a termine tutto quello che avrei voluto e per questo è giusto chiedere scusa ai…

Dieci anni da sindaco di Bari, che bilancio può tracciare? Ha dei rimpianti?
«Proprio ieri guardando una foto della nuova viabilità di via Caposcardicchio, nei pressi del ospedale del quartiere San Paolo ho pensato che certamente non sono riuscito a portare a termine tutto quello che avrei voluto e per questo è giusto chiedere scusa ai cittadini. Ma se ripenso a quanto lavoro c’è dietro ogni singolo progetto o opera, so che questi dieci anni non sono passati invano. Anzi, oggi se ripenso a questo progetto così complesso dico che ne è valsa la pena. Avrei voluto fare ancora tante cose ma non ho rimpianti perché so di aver lavorato ogni giorno a mia disposizione. Ancora in questi giorni chiamo gli uffici comunali per sollecitare alcune questioni».

Ora guarda all’Europa, quali i temi che metterà in evidenza?
«Il lavoro è una priorità per il mezzogiorno d’Italia. Non c’è crescita senza lavoro. Questa è per noi la questione madre. Il Governo non ha rinnovato l’accordo per la decontribuzione alle aziende del Sud che avevamo ottenuto dopo il Covid. Questo credo sarà un grosso problema per le nostre imprese e per i lavoratori a partire dal 1 luglio. Su questo punto saremo determinati. Così come è arrivato il momento di avviare una seria politica contro lo spopolamento. Questo è un tema su cui da presidente Anci mi sono molto battuto con i sindaci delle aree interne e dei piccoli Comuni. In queste settimane ho visitato borghi bellissimi di aree del nostro Paese che davvero rischiano di essere abbandonati, con tutte le conseguenze del caso».

Lei è tra i maggiori oppositori all’autonomia differenziata. È una partita che si può portare a Bruxelles?
«È una battaglia che dobbiamo fare in tutte le piazze, in tutte le strade di tutti i Comuni del sud innanzitutto. Questo governo parla del ponte sullo Stretto e poi vuole alzare un muro che separi il sud dal resto dell’Italia. Io spero che anche in Europa si faccia sentire una voce forte del Sud, perché anche da lì venga una pressione contro questa pericolosa riforma. Aumentare il divario tra nord e sud è una cosa che non possiamo permetterci. Non dopo tutto il lavoro che è stato fatto, non dopo che tutte le risorse del Pnrr sono state messe a disposizione dell’Italia esattamente con l’obiettivo opposto: quello di colmare i divari e le ingiustizie».

Si sta abbattendo sui comuni che hanno ricevuto fondi Pnrr lo spettro dei tagli. Quali i rischi? Cosa deve fare il governo?
«Come Anci siamo stati sempre disponibili al confronto e al dialogo, con qualsiasi Governo e qualsiasi ministro. Siamo pronti a farlo anche in questo caso. Ma tutti insieme, compresi i sindaci del centrodestra, siamo stati molto chiari fin dal primo momento: non si può far pagare ai Comuni – e a maggior ragione ai Comuni che hanno investito di più e meglio – la parte più pesante dei tagli che si vogliono imporre al Paese. Ho visto dei segnali di ripensamento nel governo, spero che prevalga il buon senso».

Da presidente Anci qual è il suo giudizio sul governo Meloni?
«Io ho sempre interpretato il mio ruolo nel rispetto dell’Associazione, che è composta da circa 8000 sindaci di tutte le appartenenze politiche e provenienze geografiche. Ho cercato di ascoltare e rappresentare tutti, dal sindaco del Comune più piccolo a quella della città più grande. Così come ho dialogato con tutti i governi e i ministri che in questi otto anni si sono succeduti, con l’unico obiettivo di portare a casa i risultati utili ai sindaci e agli enti locali. Con il governo Meloni stiamo facendo la stessa cosa, ognuno nel rispetto del proprio ruolo e delle proprie competenze, ma non posso nascondere che in diversi momenti abbiamo riscontrato un atteggiamento non molto amichevole nei nostri confronti».

La sua candidatura è una delle più forti del Partito Democratico, che conseguenze può avere sulla direzione nazionale?
«Io mi candido per rappresentare la mia terra e il sud Italia in Europa, non per ottenere postazioni nel partito. Io credo fortemente nel lavoro di squadra e devo dire che negli ultimi mesi il mio partito sta lavorando come una squadra unita e forte, concentrata sul raggiungimento di obiettivi importanti per il Paese. Sono convinto che l’esempio che stanno dando a tutti Stefano Bonaccini e Elly Schlein sia importante per la nostra comunità».

In caso di elezione rimarrà in Europa per tutto il mandato?
«Ora il mio obiettivo è quello dell’8 e del 9 giugno, vincere per portare gli interessi dei Comuni e dei territori del sud in Europa, dove oggi si decide il futuro di tutti i settori strategici di crescita e sviluppo anche della nostra terra. Sarà un lavoro complesso ma appassionante, una sfida con cui mi vorrò cimentare con impegno. La mia stella polare è sempre stata il rispetto per il mandato che ho ricevuto dalle persone che mi hanno votato e sono fidate di me: sarà così anche questa volta».

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