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Riforma della giustizia, parla Franco Cassano: «È il ridimensionamento dei poteri di garanzia»

«Un’ispirazione di fondo sembra accomunare le riforme costituzionali e istituzionali propugnate dal Governo: l’accentuazione dei poteri dell’Esecutivo e il contestuale ridimensionamento dei poteri di garanzia, primo fra tutti la magistratura ordinaria». Il presidente della Corte d’appello di Bari, Franco Cassano guarda lungo. Presidente, che intende dire? «La separazione delle carriere, di suo, sarebbe un dato…

«Un’ispirazione di fondo sembra accomunare le riforme costituzionali e istituzionali propugnate dal Governo: l’accentuazione dei poteri dell’Esecutivo e il contestuale ridimensionamento dei poteri di garanzia, primo fra tutti la magistratura ordinaria». Il presidente della Corte d’appello di Bari, Franco Cassano guarda lungo.

Presidente, che intende dire?

«La separazione delle carriere, di suo, sarebbe un dato fattuale acquisito, ma nel disegno governativo diventa l’occasione per duplicare i Consigli superiori delle magistrature, uno per i magistrati inquirenti e uno per i giudicanti: è ovvio che all’aumento numerico corrisponderà la riduzione del peso istituzionale di ciascuno dei Consigli superiori».

E cosa accadrà?

«La perdita di autorevolezza conseguirà anche al sistema di elezione dei magistrati, individuati mediante sorteggio. L’idea è che i magistrati siano tutti uguali, tutti ugualmente capaci di amministrare l’organizzazione della giustizia».

Ed è così?

«Noi sappiamo che forse i magistrati sono tutti ugualmente capaci di fare i giudici, o gli inquirenti, ma l’organizzazione della giustizia è un’altra cosa, di cui non tutti sono egualmente capaci. In realtà l’ispirazione di fondo è che i magistrati siano sì tutti uguali, ma tutti ugualmente burocrati, timidi nello svolgimento del lavoro».

E allora?

« Dalla riforma i magistrati usciranno mortificati e i Consigli superiori delegittimati, ridotti a poco più di una direzione generale di un qualsiasi ministero. Parte integrante di questo disegno è anche la sottrazione della materia disciplinare ai Consigli superiori, affidata ad una Alta Corte, dove ancora una volta la componente dei magistrati sarà sorteggiata».

Di che si tratta?

«Di una Commissione che trova il suo precedente storico nell’ordinamento giudiziario del 1941, l’ordinamento Grandi. L’autonomia e l’indipendenza dell’ordine giudiziario nel suo complesso ne uscirebbero molto ridimensionate».

Un panorama poco rassicurante.

«È una riforma che vuole stravolgere l’assetto costituzionale e che non aumenta le tutele e la sicurezza dei cittadini, né risolve i problemi veri della giustizia. Ogni italiano dovrebbe esserne preoccupato».

C’è chi l’ha definita uno spot elettorale.

«La riforma non è uno spot elettorale, ma risponde al disegno di ridimensionare i poteri di controllo (Capo dello Stato, Parlamento) e di aumentare il peso del Governo. È un disegno in atto in molti Paesi occidentali, dall’Ungheria alla Polonia, dalla Bulgaria alla Romania, dagli stessi Stati uniti ad Israele, che ha ragioni profonde, non passeggere. Altrove sono in discussione i poteri delle Corti costituzionali. Da noi, tra non molto, toccherà probabilmente alla Corte dei conti la ridefinizione significativa dei propri compiti».

Non resta che manifestare.

«Credo che i magistrati abbiano il dovere di testimoniare con chiarezza e determinazione le ragioni della contrarietà ad una riforma che riporterebbe molto indietro la democrazia nel Paese. Il Consiglio Superiore della magistratura è un’invenzione tutta italiana, che si deve a un grande giurista, Lodovico Mortara, copiata in tutto il mondo occidentale. Mi aspetto che l’intera cultura giuridica italiana sappia far sentire forte la propria voce».

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