Polito e il suo possibile addio al Bari è anche un “affare di famiglia”. Il nodo principale che è chiamato a dirimere la cabina di comando del club biancorosso in vista della nuova stagione, come già accaduto nel recente passato, è anche oggetto di una vivace dialettica interna alla Filmauro.
Non è un mistero che da tempo il tema abbia alimentato una sorta di “contrapposizione” tra la sponda romano-napoletana e quella barese del cosiddetto “polo calcistico del Sud”, definizione, quest’ultima, coniata ad agosto 2018 da Aurelio De Laurentiis per descrivere la doppia gestione di Napoli e Bari in sede di consegna del nuovo titolo sportivo al capoluogo pugliese, dopo il fallimento. Gli spifferi dell’ultimo anno raccontano di qualche momento di frizione sulla questione Polito, poi sempre superati anche grazie al rapporto, quasi granitico, tra Luigi De Laurentiis e il direttore sportivo della squadra pugliese. Ed è proprio sul tema della fiducia e del legame tra l’amministratore unico del Bari e il manager campano dell’area tecnica dei Galetti che potrebbe giocarsi la “partita” riguardante la conferma o l’addio del 45enne diesse napoletano.
A risultare decisivo potrebbe essere dunque un aspetto: valutare fino a che punto le scelte tecniche rivelatesi fallimentari durante l’ultima stagione e altri episodi “extra campo” abbiano provocato crepe nel rapporto umano e professionale tra il presidente e il direttore sportivo.
La consapevolezza di Polito
I risultati sul piano manageriale raggiunti nel suo triennio di gestione, nonostante l’annus horribilis appena andato in archivio, inducono l’ex Juve Stabia e Ascoli a gonfiare il petto, promuovendo con forza la propria auto candidatura per il futuro. Ciò di cui certamente bisognerà tenere conto nelle decisioni saranno alcuni fondamenti dell’operato tra giugno 2021 e giugno 2024.
Nell’ordine: la “pulizia” complessa e molto lunga dei numerosi esuberi lasciati in eredità dalla precedente gestione tecnica; la costruzione della rosa che ha conquistato la promozione in serie B al primo colpo; la scoperta dei vari Caprile, Cheddira, Benedetti, foriera poi di plusvalenze, come nel caso del giovane portiere e dell’attaccante italo marocchino, entrambi ceduti al Napoli; il raggiungimento della finale playoff nell’ambito di un campionato di B che, in base all’obiettivo dichiarato, era partito con l’obiettivo minimo della salvezza; ed infine un mercato sempre condotto nel rispetto del principio di sostenibilità, tanto caro ai De Laurentiis.
Ai quattro pilastri appena passati in rassegna, che hanno contribuito quasi a “santificare” l’opera di Polito, da parte di tutti (società, tifosi e stampa) fanno da contraltare gli ultimi 11 mesi: un concentrato di errori senza precedenti, sul piano delle scelte tecniche, delle valutazioni, di una dialettica spesso inopportuna e di un’esuberanza e presunzione sfociate alle volte in condotte in alcun modo edificanti per l’immagine del Bari e della città.
L’effetto di una lacuna
Un vero e proprio caos, probabilmente però anche espressione di un limite che è finito per deflagrare in tutta la sua potenza: non vi è alcun dubbio che Polito abbia pagato, forse oltre misura, la centralità del suo ruolo. Ds sulla carta, ma con potere di azione che è andato ben al di là del suo ufficio formale.
È per questo che in breve tempo da “dio” idolatrato nell’apice del successo il capo dell’area tecnica del Bari si sia trasfigurato nell’espressione del “male assoluto”, quando la situazione, per gravi responsabilità dello stesso Polito e di una società rimasta a guardare continuando a fidarsi ciecamente di lui, è finita sull’orlo del baratro. Non è un caso che in questi giorni di ampie riflessioni si stia facendo largo l’ipotesi di un rafforzamento dell’organigramma. Scelta che in una sola mossa alleggerirebbe gli oneri sia del Ds campano che del presidente Luigi De Laurentiis.
La margherita
In tutto questo bailamme si rincorrono le voci sul toto nomi: Meluso, caldeggiato in una prima ora da Aurelio, ma non trovando i favori di Luigi, scettico all’idea di far ripartire il suo Bari da un ex dirigente del Napoli. Quindi Angelozzi, profilo forte, ma che si è allontanato dopo la retrocessione del Frosinone. Quindi Paolo Bravo (Sudtirol), che sarebbe già stato vicino al club pugliese l’estate scorsa dopo le scintille tra la Filmauro e Polito nel primo tavolo di programmazione (il 26 giugno). E, ultima in ordine di tempo, ma prima per gradimento, la candidatura di Matteo Lovisa (Juve Stabia); “mozione” ancora una volta portata all’attenzione dal patron del Napoli e con la “benedizione” del presidente delle “Vespe”. Al momento dunque si viaggia tra la conferma di Polito e l’investitura del 28enne friulano. Tra la fine della settimana e l’inizio della prossima dovrebbe maturare la decisione. Chi la spunterà?