Martucci è un grande secchio che si è sporcato. Prima di riaprirla, bisogna metterla in sicurezza e bonificarla. Lo hanno capito i bambini e i ragazzi di ogni ordine e grado che, al grido di “Stop Martucci”, hanno riempito Piazza XX settembre di Mola. Una piazza gremita si è schierata dalla parte della salute e della comunità. Tanti gli interventi che si sono susseguiti, delle associazioni “Per fare un fiore”, “Stop Marucci”, “Legambiente”, “Sciala delle cozze” e “Laboratorio urbano”, associazione “Antiche ville” e altre in aggregazione. Ma il senso è sempre uno. La discarica è diventata una ruota dell’otto, con i numeri estratti rappresentati dai malati. E c’è un numero in particolare che fa riflettere, ed è 0,48, che è il codice di esenzione per patologia. A Mola, la situazione è grave, è salita, in pochi anni, al secondo posto per richieste di 0.48, seguita solo da Giovinazzao.
Le istituzioni, secondo i manifestanti, hanno lasciato i cittadini in balia dell’illegalità. C’è un pericolo imminente di riapertura del lotto 2 della discarica, ventilato un anno prima della data prevista di chiusura del dicembre 2025. La richiesta è che chiunque abbia strumenti politici deve usarli per mettere in sicurezza la discarica. Ulteriori ritardi non possono più essere tollerati. Il principio a cui associazioni e manifestanti si sono rifatti è quello di precauzione, che prevede un’azione tempestiva anche solo per un ragionevole dubbio di rischio alla salute. Ma di dubbi, hanno fatto notare i manifestanti, ce ne sono stati molti, a partire da tutti i report effettuati negli anni, fino ad arrivare all’ultima relazione dell’Arpa che ha dimostrato la presenza di Percolato.
La presenza di questo semplice, ma significativo elemento rivela, per i manifestanti, le gravi nefandezze compiute sulla discarica, che è nata abusiva ed è stata stata abusivamente legalizzata. Durante la manifestazione sono stati ribaditi i dubbi sui teli di contenimento, che potrebbero essersi rovinati e avrebbero lasciato filtrare il percolato nelle falde acquifere, con grave rischio di contaminare il mare, la terra, e i prodotti agricoli che vengono consumati.
La piazza si è rivolta quindi ai sindaci e alla politica, invitandoli ad agire, facendosi portavoce di quello che i cittadini hanno esposto chiaramente, il rifiuto della riapertura della “discarica dei veleni”, il reperimento di un sito alternativo, l’avvio di una chiara e precisa indagine epidemiologica. «Se c’è anche un ragionevole dubbio – hanno gridato le associazioni – i sindaci devono agire con urgenza schierandosi con i cittadini e non per i signori dell’immondizia. Devono rispettare il principio di precauzione e dissociarsi da una politica che non rispetta la legge e la salute pubblica. Bambini si stanno ammalando e morendo. Il nostro futuro sta morendo. Oggi passiamo il testimone a voi sindaci. Migliaia di persone hanno parlato. Ora tocca a voi agire».