Il Bari nel cuore per Pino Giusto che lo ha vissuto da calciatore delle giovanili, della prima squadra facendovi il debutto il 29 settembre del 1985 con il Como, nella stessa annata che con mister Bolchi conquistò la promozione dalla B alla A, oltre a disputare alcune presenze anche l’anno seguenti. Una volta appese le scarpe al chiodo ha allenato le giovanili biancorosse, allenando tra C e serie D, prima di diventare da un po’ di anni, il coordinatore tecnico del Free Time e da un paio stagioni anche delegato Aic della Puglia (insieme al suo ex compagno di squadra, ex Bari, Guastella).
Su come ci arriva il Bari, Pino Giusto numero dieci sopraffino ha detto: «Non benissimo avendo pareggiato in casa di fronte a tantissimi tifosi. Nel primo tempo è stato protagonista Pissardo e la dice lunga. Nella ripresa il Bari è cresciuto e ha fatto decisamente meglio anche se il pari non basta. A Terni conta solo vincere ma sarà decisivo l’aspetto psicologico perché se la giochi in modo scarico e ti trovi a rincorrere come avvenuto spesso in campionato, sarebbe letale. Per natura sono ottimista e dico che servirà la gara perfetta».
Sulle dichiarazioni di Polito e del capitano Di Cesare nel post-gara della partita di giovedì scorso ha detto: «Credo che alcune volte è meglio restare concentrati ma oggi sei quasi costretto a parlare per gli impegni con le tv, carta stampata e media, e si dicono castronerie». Sul tipo di reazione che occorre: «Il Bari deve dimostrare di essere squadra e salvare la categoria, rimanendo coesi senza sfilacciarsi ed attaccando con grande intensità e ritmo dal primo minuto».
Sul suo passato in biancorosso: «Erano altri tempi, noi firmavamo in bianco eravamo gruppo dentro e fuori dal campo. Le questioni personali le si risolvevano nelle mura dello spogliatoio. In ogni caso mi auguro che scenda in campo una squadra col coltello tra i denti, spinta dal suo capitan Di Cesare che non può chiudere così la sua carriera, non lo merita lui e questa grande piazza a cui la serie B le va davvero stretta».
Ultima chiosa sulla questione modulo che dovrebbe essere il 3-5-2 anziché il vestito tattico proposto con l’avvento di Giampaolo e il ritorno della difesa a quattro: «Sinceramente sarebbe un azzardo troppo rischioso cambiare sistema di gioco nell’ultima partita dell’anno con una squadra che ha dimostrato numeri alla mano di non saper vincere in trasferta da sette mesi. Noi giocheremo senza i nostri tifosi che ci sono sempre stati. Spero questo possa costituire una molla in più per i ragazzi. La difesa a quattro doveva essere la base, però vedremo, resta la speranza e che sfoderino un senso di appartenenza. Vorrei vedere in campo una squadra che gioca con il coltello tra i denti e che esca dal campo stremata consapevole di avercela messa tutta. Solo così si potrà raggiungere l’obiettivo».