Non ci resta che affidarci alla Dea bendata, la stessa che ha voltato le spalle al Bari nella finalissima di ritorno al “San Nicola” col Cagliari, poco meno di un anno fa. La squadra era reduce dal pareggio 1-1 in Sardegna, un risultato che sembrava aver messo in cassaforte il pass per la serie A. In casa sarebbe bastato un punticino per festeggiare l’agognato traguardo. Invece, forse nell’unica partita sbagliata da Mignani sulla panchina barese, sappiamo tutti come è finita. Stavolta è la Ternana nella situazione di quel Bari. Le basterà non perdere per conservare la serie B e mandare all’inferno i biancorossi. La speranza è che stavolta la Dea bendata ci restituisca quanto tolto in quella nefasta serata col Cagliari.
Tante le analogie tra le due partite di andata: il risultato della gara (1-1), il rigore sbagliato sullo 0-0 in Sardegna (Cheddira si fece respingere il tiro dal portiere Radunović), la squadra di casa in vantaggio e poi ripresa al 95° minuto (rigore trasformato da Antenucci) e i pali colpiti dalla formazione ospite. Insomma, ci sarebbero tutti i presupposti per non darsi già per spacciati ancora prima di scendere in campo allo stadio “Liberati” di Terni.
Ma c’è anche un lato razionale e oggettivo che non si può (purtroppo) ignorare. Fatta eccezione per la recente vittoria al “San Nicola” contro un Brescia “distratto” dagli imminenti ai playoff, la squadra vista all’opera soprattutto negli ultimi tre mesi di campionato, non lascia affatto spazio all’ottimismo. Non è una questione di moduli ma di giocatori. E nemmeno di allenatori. E’ una di quelle stagioni nate male e continuate peggio. Una serie di scelte disastrose sul mercato estivo e ribadite nella sessione invernale della compravendita di calciatori, alla distanza hanno determinato il fallimento che oggi è sotto gli occhi di tutti. Ci si è messa pure una serie interminabile di infortuni che, comunque, non possono e non devono costituire un alibi per la società. Il risultato è che quei pochi giocatori buoni e motivati che c’erano, su tutti capitan Di Cesare, si sono ritrovati ben presto a predicare nel deserto di una squadra senza idee, orgoglio e qualità. Una di quelle stagioni in cui la partita successiva è sempre quella della svolta (che non arriva mai). Un film già visto in altre stagioni disgraziate. Di sicuro c’è tanta presunzione nella storia di questo campionato del Bari. Non tanto dei calciatori quanto dei dirigenti dalla autostima superiore alle loro reali capacità.
Stasera passa da Terni l’ultimo treno per restare in B. Il Bari solo vincendo potrebbe salirci. Se non dovesse riuscirci, che nessuno si azzardi a ritirare fuori la barzelletta della “negatività” della stampa locale.
Bentornato,
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