La settimana che si apre vedrà approdare in commissione sanità e affari sociali alla Camera dei deputati la proposta di legge su iniziativa del Consiglio regionale della Puglia in materia di sanità pubblica.
Nel pomeriggio di martedì, il Governatore, Michele Emiliano, titolare della delega sanitaria dopo le dimissioni dell’assessore Rocco Palese, spiegherà ai componenti dell’organismo parlamentare, riuniti in sede referente, i contenuti dello schema normativo, che ha come obiettivo quello di migliorare “il sostegno finanziario al sistema sanitario nazionale” a partire proprio dal 2024.
Una scelta, quella operata dalle assise di via Gentile, sostenuta dalla convinzione, si legge nel testo, che “le risorse stanziate a livello nazionale non sono sufficienti per attuare le azioni per lo sviluppo dell’assistenza territoriale, né per applicare i nuovi modelli e standard organizzativi e strutturali stabiliti con il decreto 77 del Ministero della salute del 23 maggio 2022, che ha approvato il regolamento recante la definizione di modelli e standard per lo sviluppo dell’assistenza territoriale nel Servizio sanitario nazionale.
Anche con riferimento agli investimenti in sanità previsti con il Piano nazionale di ripresa e resilienza, al fine di consentire l’avvio delle strutture operative in esso previste: ad esempio, le Case della comunità, gli Ospedali di comunità, le Centrali operative territoriali e l’attuazione dei relativi modelli organizzativi”.
Ecco perché, scrivono i consiglieri regionali pugliesi nel testo normativo inviato a Montecitorio, “si è ravvisata la necessità di integrare il finanziamento del Ssn”. Atteso che, viene riferito ai parlamentari, “il livello di sostegno economico del Ssn per il 2023, 2024 e 2025, come programmato nella legge di stabilità approvata a dicembre dello scorso anno, risulti insufficiente per sostenere la programmazione sanitaria anche alla luce dei significativi oneri legati al proseguimento delle misure di contrasto e sorveglianza dell’emergenza pandemica, ormai divenuti strutturali, e all’incremento delle spese energetiche, inflattive e contrattuali”.