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Mola di Bari, anche i bimbi in piazza contro la “ Martucci”: «Amiamo la vita non vogliamo la discarica»

Saranno i bambini i protagonisti della manifestazione che, rimandata per maltempo, riempirà piazza XX settembre di Mola di Bari. È a loro che gli interessi, la politica, il voler fare soldi ad ogni costo stanno rubando il futuro e la salute. Tutte le scuole della città, di ogni ordine e grado, hanno aderito all’iniziativa organizzata…

Saranno i bambini i protagonisti della manifestazione che, rimandata per maltempo, riempirà piazza XX settembre di Mola di Bari. È a loro che gli interessi, la politica, il voler fare soldi ad ogni costo stanno rubando il futuro e la salute. Tutte le scuole della città, di ogni ordine e grado, hanno aderito all’iniziativa organizzata dalle associazioni “Per fare un fiore”, “Stop Marucci”, “Legambiente”, “Sciala delle cozze” e “Laboratorio urbano”, associazione “Antiche ville”e altre in aggregazione. Studenti, docenti, genitori, tutti uniti per rivendicare il diritto alla salute, ad avere una terra sana, a vivere in una città salubre e pulita.

«Non possiamo convivere – affermano a gran voce i ragazzi – col Tetracloroetilene, con i Nitrati, col Trizio, col Ferro, col Manganese e col Piombo che finiscono nelle nostre acque. Abbiamo diritto ad un futuro migliore. Chiediamo ai sindaci di tutelare la Salute, chiediamo ai sindaci di rispettare la legge».

Due circoli didattici, scuole secondarie di primo e secondo grado, scuole dell’infanzia e primaria, si sono schierati a favore del rispetto della natura, per chiedere fermamente che la discarica non venga mai più riaperta e che si faccia, invece, una chiara opera di bonifica che possa interrompere la colata del percolato in falda, cosa che avvelena l’acqua che viene utilizzata per irrigare i campi.

Sul palco, nella nuova data che le associazioni stanno concordando, ma che non sarà poi troppo distante nel tempo, si susseguiranno testimonianze e interventi delle docenti degli istituti della città, coordinati dalla presidentessa dell’associazione ambientale “Per fare un fiore” Rosa Innamorato.

Con l’aiuto delle docenti, i giovani molesi si sono preparati alla protesta e hanno costruito, con le proprie mani, dei cartelloni e dei cartoncini, che metteranno sul volto, con una mano nera disegnata e l’inequivocabile richiesta di fermare quel mostro chiamato “Discarica Martucci”.

«I bambini di Mola – afferma l’attivista – non si arrendono al fatalismo di chi dice che non è più possibile fare nulla e che ormai “le cose stanno così”. Hanno scritto i loro pensieri, affidandoli a noi adulti e alle istituzioni, che da 40 anni non ascoltano il grido di dolore di una intera popolazione. Mentre una discarica avvelenata continua a mietere vittime».

Prima che la pioggia intervenisse a bloccare la manifestazione, hanno addobbato la fontana della piazza con tanti messaggi, legati ad un filo come le loro speranze. Si tratta di pensieri inequivocabili, come “Ci dovete tutelare, e non avvelenare”, “No alla discarica Martucci, si alla vita”, “La vita noi amiamo, Martucci non vogliamo”, “No alla discarica dei veleni”, “Difendiamo il nostro ambiente, perchè è un dovere verso la vita che verrà dopo di noi”, “La vita tuteliamo, Martucci non vogliamo”. «Abbiamo già dato per 40 anni, ora basta. – affermano – La politica non può continuare a non tenere presente le nostre richieste, ne va della salute dei nosti figli».

Sul palco di piazza XX settembre ci sarà anche l’operaio coraggio Domenico Lestingi, che nel 2012 ha scoperchiato il vaso di Pandora della discarica abusiva di Mola di Bari. «Un tempo quella zona era chiamata “Conca d’oro – spiega – poi è diventata una discarica abusiva, pericolosa perchè nona norma. Il percolato, come ha attestato anche Arpa Puglia, è presente e, non essendoci protezioni, finisce direttamente nella faglia acquifera, inquinando l’acqua che viene usata per irrigare i campi e i prodotti che finiscono sulla nostra tavola. Sarò sul palco perché non si può continuare a far finta di nulla. La Martucci è un veleno che sta progressivamente mietendo vittime e qualcuno ne deve pur parlare».

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