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La Puglia pensa al ricorso alla Corte Costituzionale per frenare l’autonomia differenziata

L’autonomia differenziata, una delle riforme simbolo del governo presieduto da Giorgia Meloni, che è in via di approvazione definitiva alla Camera dei deputati dopo il via libera al Senato alla fine di febbraio, potrebbe non avere vita facile visto: non è escluso il ricorso alla Corte costituzionale, come ritiene voler fare la Regione Puglia, che…

L’autonomia differenziata, una delle riforme simbolo del governo presieduto da Giorgia Meloni, che è in via di approvazione definitiva alla Camera dei deputati dopo il via libera al Senato alla fine di febbraio, potrebbe non avere vita facile visto: non è escluso il ricorso alla Corte costituzionale, come ritiene voler fare la Regione Puglia, che auspica anche la condivisione con altre regioni, in particolare del meridione. È quanto emerge al termine dell’audizione davanti alla commissione bicamerale per l’attuazione del federalismo fiscale del vicepresidente dell’Ente territoriale, Raffaele Piemontese.

Un’eventualità che convince la senatrice lucana, Vincenza Aolisio, componente dell’organismo parlamentare: «Ancora una volta, in sede di audizione presso la commissione Federalismo, si abbatte la mannaia sull’autonomia differenziata. Sotto questo profilo, condivido le forti preoccupazioni espresse dal vice presidente della Regione Puglia che ha acceso un faro sulle criticità e i pericoli connessi alla Legge Spacca-Italia, puntando il dito contro lo Stato centrale che tarda a definire e finanziare i Livelli essenziali delle prestazioni e quelli di assistenza. La cosa grave è che questo governo continua ad accelerare l’Autonomia nonostante il Sud sia già in ginocchio». Basti pensare che, «solo negli ultimi mesi – continua la parlamentare – l’esecutivo ha depennato miliardi di risorse destinate al Sud dal Pnrr, ha sottratto ai comuni fragili diversi miliardi dal Fondo di solidarietà comunale e ha sforbiciato tre miliardi e mezzo dal Fondo perequativo infrastrutturale destinato al Meridione. Per questo motivo, auspico che la Regione Puglia possa passare dalle parole ai fatti e dar seguito all’unica strada percorribile, qualora fosse approvato il provvedimento. Mi riferisco alla necessità di depositare presso la Corte costituzionale un ricorso avverso la legge Calderoli, così da tutelare l’unità del Paese, nonché eguali diritti per milioni di donne e di uomini, a seguito dell’approvazione di ulteriori forme di autonomia. Sotto questo profilo, occorre una strategia condivisa anche con le altre Regioni realmente interessate alle sorti di milioni di cittadini».

Intanto, il disegno di legge viaggia spedito alla Camera, anche perché proprio i dirigenti della Lega, partito promotore della proposta con il ministro per gli affari regionali, Roberto Calderoli, vorrebbero approvarlo in via definitiva prima delle elezioni europee così da esibirlo come trofeo in campagna elettorale, mentre è in fase di stallo l’ipotesi di una raccolta firme per un eventuale referendum abrogativo da parte delle forze di opposizione, atteso che anche la riforma costituzionale sul cosiddetto premierato, anch’essa incardinata in Parlamento, attualmente all’esame della commissione affari costituzionali del Senato, potrebbe essere oggetto di un quesito da sottoporre al giudizio dei cittadini, qualora dovesse ottenere il via libera in tutti e quattro i passaggi parlamentari, due per Camera, previsti dalla Costituzione per le modifiche alla stessa Carta.

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