Belle, giovani e fragili. Incantate da bottiglie di “Dom Perignon” e carte di credito “oro”, bigliettoni da 50 euro e Mercedes, mentre a casa è più difficile stare, con i genitori che “rompono” e la paghetta settimanale.
Sono le baby squillo, almeno tre quelle individuate dagli investigatori della Squadra Mobile di Bari, che ieri hanno sgominato un vero e proprio giro di prostituzione minorile. Gli agenti, coordinati dal dirigente della Squadra Mobile Filippo Portoghese, hanno portato in carcere quattro donne e due uomini.
Due clienti, il titolare di un’azienda con sede legale a Roma e il proprietario di un calzaturificio del nord barese, sono agli arresti domiciliari, per un altro (un avvocato penalista di Lecce), trattandosi di un solo incontro con le ragazze, invece, è stato disposto l’obbligo di dimora nel comune di residenza. Stesso provvedimento per un 45enne barese che gestiva un b&b, in cui abitualmente “vi era l’esercizio dell’attività di prostituzione”.
In cella sono finiti Marilena Lopez di 35 anni, la 21enne Antonella Albanese, Federica De Vito di 25 anni, Elisabetta Manzari di 24 anni, Ruggero Doronzo originario di Trani di 29 anni e Nicola Basile di 25 anni. Sono accusati a vario titolo, di aver indotto, favorito, sfruttato, gestito e organizzato la prostituzione delle ragazzine. Ai domiciliari Fabio Carlino e Roberto Urbino, obbligo di dimora per Stefano Chiariatti e Michele Annoscia.
Le indagini, coordinate dal pm del tribunale di Bari, Matteo Soave, sono partite dalla coraggiosa denuncia di una mamma. che ha scoperto nella borsa di una irrequieta e bella figlia sedicenne, una bustina di marijuana. Di pari passo, registrava un atteggiamento della ragazza sempre più aggressivo e ribelle, fino al punto di non rientrare a casa per giorni. La donna, con l’aiuto dell’altro figlio, ha poi trovato sul telefonino della ragazza chat dal contenuto inequivocabile. E non ha esitato a chiamare la polizia. Comportamento condiviso dalla mamma di un’altra 16enne, migliore amica della prima, anche lei finita nel giro della prostituzione, gestito principalmente da altre ragazze, poco più che maggiorenti ma già abituali maitresse.
Ma in questa storia di adescamenti, di annunci on line sui siti, di storie su Instagram, fotografie e selfie conservati sul telefoni, di serata al ristorante e incontri nei grandi alberghi baresi, c’è anche il ruolo di un padre, anche lui poliziotto, che ha collaborato con la polizia per convincere sua figlia a denunciare e a incastrare gli sfruttatori.
Tutto sarebbe iniziato, raccontano i fatti, da quando la ragazza avrebbe cominciato a frequentare i due figli di Lello Capriati (ucciso il 2 aprile scorso a Torre a mare), Sabino e Cristian. E poi quei rapporti riallacciati con Antonella Albanese, appena rientrata a Bari dopo un’estate a fare la escort nei locali notturni di Roma e della Marche. Con lei la sua “socia” Marilena Lopez, entrambe capaci di incassare migliaia di euro e dividersele equamente. Con loro si sarebbe prostituita la sedicenne, e poi la sua amica del cuore, prima di finire vittime di un’altra “squadra”, quella gestita da Nicola Basile, anche lui figlio di poliziotto e giocatore di poker. Lui che faceva girare soldi e ragazzine, mettendole a disposizione dei suoi compari di gioco, quegli uomini accorsati che arrivavano con Mercedes e Porsche, prenotavano suite negli alberghi più famosi di Bari, con vista mare e idromassaggio in camera, che ordinavano bottiglie di Dom Perignon e tiravano fuori centinaia di euro.
Loro, le ragazze, si mettevano in posa per ricordarselo, per poi scoprire di essere state sfruttate, e sentirsi sbagliate, e avere paura. O, come in un caso, diventare madre a 17 anni, perché quella bambina concepita senza amore lei la voleva, mentre le sue (ex) amiche criticavano la sua scelta, giurando di aver cambiato vita. Prima di finire dietro le sbarre.