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Pnrr, la revisione taglia la quota per il Sud. Fitto rassicura: «Recupereremo con fondi statali»

La revisione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza porta la quota dedicata al sud dal 40 al 19 per cento. E’ un fatto. Il ministro agli Affari Europei, Raffaele Fitto corregge il tiro e spiega che molti finanziamenti sono stati spostati fuori dal Pnrr perché erano incompatibili col piano e non sarebbero mai stati…

La revisione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza porta la quota dedicata al sud dal 40 al 19 per cento. E’ un fatto. Il ministro agli Affari Europei, Raffaele Fitto corregge il tiro e spiega che molti finanziamenti sono stati spostati fuori dal Pnrr perché erano incompatibili col piano e non sarebbero mai stati realizzati nei tempi previsti, complice l’aumento della spesa pubblica, che è cresciuta di quasi 300 miliardi di euro.

Ma ritorniamo alla riscrittura del Piano (il percorso è durato mesi, ma ormai ci siamo): che cosa comporta e perché è avvenuta? La rimodulazione ha riguardato soprattutto i Comuni anche per la loro difficoltà a rispondere alla rendicontazione. Certo è pure che, per i progetti fuoriusciti (quelli tagliati dalla revisione), il governo aveva garantito la copertura finanziaria, ma per molti pare solo essere parziale.

La proposta di rimodulazione rimanda alla difficoltà degli enti di avviare e portare a termine le procedure di affidamento. Escono dal Pnrr i progetti per la connessione diagonale Roma-Pescara (620,17 milioni di euro), e alcuni tratti della Napoli-Bari e della Palermo Catania, per un taglio di altri 787 milioni. Pesa il taglio dei Piani Urbani integrati per 2,7 miliardi, tra questi rientra l’ecoquartiere a Napoli, laSmart City a Cardito, la riqualificazione delle aree verdi di Bari e Palermo, solo per fare degli esempi. Anche sulla sanità ci sono dei cambiamenti, pur avendo mantenuto le stesse risorse, circa 750 milioni sono stati spostati dagli ospedali all’assistenza di prossimità e telemedicina. Le case di comunità, per esempio, da 1350 sono diventate 1038, le centrali operative da 600 a 480, gli ospedali di comunità da 400 a 307.

A chi grida contro il governo affermando che la rimodulazione, di certo necessaria, provocherà ritardi nelle procedure il ministro rassicura e semina speranze anche al sud, e infatti sulla verifica della sesta rata, in audizione in commissione Politiche Ue della Camera, ha annunciato che si prevede il raggiungimento degli obiettivi entro il prossimo 30 giugno. Al momento è in corso l’assessment della quinta rata, come in Commissione Europea è stato già ribadito. Insomma per Fitto è cambiata la rotta, anche se di poco, ma la nave va. Per il sud per riqualificare e rimettere in moto le imprese il governo avvierà un negoziato con la Commissione Europea per verificare nuove possibili applicazioni della misura “decontribuzione sud”, in coerenza con la disciplina europea al di fuori delle misure straordinarie del temporary framework.

Nei giorni scorsi infatti era scoppiata la polemica con le opposizioni sullo stop agli sgravi contributivi per le imprese del Mezzogiorno, una misura introdotta dal governo Conte II nel 2021, autorizzata dalla Ue in quanto aiuto di Stato straordinario in tempi di Covid, prorogata diverse volte e che il 30 giugno scadrà. Raffaele Fitto però non ci sta, respinge le accuse e rilancia annunciando le «nuove modalità possibili di applicazione della misura». Per far ripartire il Mezzogiorno la strategia del governo è chiara: riduzione del costo del lavoro per le imprese, attraverso la decontribuzione almeno fino al 2030 e la realizzazione di investimenti molti appunto a carico del Pnrr o, in parte, dello Stato centrale. Il meridione ha bisogno di aiuti per ripartire. E per il governo la stessa revisione del Pnrr è una opportunità per le imprese, anche al sud.

Una delle opportunità per le aziende, ma anche per le stesse comunità è certo quello di far divenire tesoro il proprio patrimonio culturale. In Calabria e in Sicilia per esempio, appena qualche giorno fa, è stato presentato un progetto di riqualificazione urbana, da due architette che mettono insieme 40 borghi antichi, l’idea è quella del nuovo Bauhaus Europeo che, attraverso una progettazione ispirata a stili architettonici dal design iconico, trasforma in luoghi vivibili piccole città abbandonate. Anche questo è la possibilità data da fondi europei al sud. E non è cosa da poco.

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