«Sentiamo un odore di presa in giro. Il messaggio del direttore del Dipartimento sanità ai direttori generali delle Asl, per invitarli “a mantenere la calma con la quale abbiamo affrontato tutte le situazioni, anche quelle più complicate, fino ad oggi”, rinviando a colloqui con il ‘Presidente subito dopo il Consiglio Regionale del 7 maggio’, dimostra un sentimento diretto – ancora una volta – a violare o eludere le leggi, oltre che una chiara invasione di campo in questioni politiche non attinenti ai compiti della dirigenza».
La decadenza dei dirigenti delle Asl “ope legis” agita ancora la maggioranza di Michele Emiliano in Regione e Azione, con una nota a firma di Fabiano Amati, Ruggiero Mennea e Sergio Clemente, torna a chiedere l’immediata applicazione della legge regionale sulla spesa farmaceutica.
«Per questo la prima rotazione che chiediamo, entro il 7 maggio, è quella di Vito Montanaro, poiché avremmo voluto leggere un messaggio molto più pertinente alle funzioni tecniche, tipo questo: “Cari colleghi, nella pubblica amministrazione le leggi si rispettano. La legalità non è un happening di moralisti, ma una pratica quotidiana su piccole e grandi cose. Pertanto, mi spiace comunicarvi la vostra decadenza da Dg, così come legge prevede».
Il gruppo di Azione punta il dito contro le «rassicurazioni incredibili, con il giubilo di alcuni Dg, sull’ennesima elusione delle leggi vigenti, consentita dalle burocrazie regionali attraverso la mancata vigilanza oppure, ma questo è solo un sospetto, per complicità».
Oggi è attesa la delibera di giunta per prorogare i direttori di dipartimento nelle more di definire le nuove nomine. Azione detta i tempi e dà al governatore Emiliano un ultimatum di due giorni. «Il mancato accoglimento della rotazione di Montanaro entro il 7 maggio, avrà ovviamente conseguenze politiche perché in violazione della nostra proposta di protocollo di legalità, ben più robusta di quella proposta da Conte e dai Cinquestelle. La legalità, intesa come il rispetto delle leggi in materia di strutture burocratiche e di lotta alle liste d’attesa in sanità, non è un gioco politico ma una pratica di vita».