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Medico e dj nelle discoteche pugliesi, Ciccio Marinelli ai ragazzi: «Sul web solo 2 ore al giorno» – L’INTERVISTA

Amato dalla generazione Z. Se provate a chiedere a un ragazzo di 16 anni, che sia di Molfetta o di Santa Maria di Leuca, chi è Ciccio Marinelli la risposta sarà sempre quella: «È il dj per eccellenza della musica italiana, il pediatra che di notte, nelle discoteche pugliesi, ci fa ballare e divertire». Seguitissimo…

Amato dalla generazione Z. Se provate a chiedere a un ragazzo di 16 anni, che sia di Molfetta o di Santa Maria di Leuca, chi è Ciccio Marinelli la risposta sarà sempre quella: «È il dj per eccellenza della musica italiana, il pediatra che di notte, nelle discoteche pugliesi, ci fa ballare e divertire». Seguitissimo sui social, sia come dj che come medico per l’infanzia, il bitontino quasi 64enne è instancabile; di giorno lo si trova sul posto di lavoro alla Asl del suo paese e molto spesso, al calar della sera, appare in gran forma davanti alla sua consolle, nei locali più disparati, che sia estate o inverno. Due passioni che hanno un filo rosso: la dedizione per le nuove generazioni e l’amore per la musica.

Dottore, dj dal 1979 e pediatra dalla fine degli anni Novanta: da dove nascono le sue scelte di vita?

«Mio padre era un medico generico, ho sempre respirato atmosfere a tema salute mentre il “colpo di fulmine” per la musica è nato per caso nel 1973, quando iniziai a suonare la chitarra, insieme a un amico e poi in un gruppo rock. Da allora medicina e musica viaggiano in parallelo».

I suoi ritmi non conoscono sosta, come fa?

«La passione è il motore di tutto, l’adrenalina allo stato puro, io non bevo nemmeno caffè. Consiglio questo ai ragazzi: trovate una un’ideale e sarà la salvezza della vostra vita».

A proposito di consigli, sappiamo che lei, sui social, ha migliaia di follower tra mamme e papà in cerca di consulenze medico-comportamentali e, da prima del Covid, si prodiga con la sua professionalità sulle pagine Facebook “Belli di mamma” e “Consigli da mamma a mamma”; ogni mercoledì pomeriggio tranquillizza genitori preoccupati. Ora ha fatto un passo in più e gira per le scuole secondarie di primo grado di Bari con il progetto “Il diavolo o l’acqua santa?” e che interessa anche agli adulti. Di che si tratta?

«Affronto il delicato tema dell’utilizzo dei dispositivi elettronici in età scolare e non solo. Sono stato interpellato a marzo dalla dirigente dell’Istituto “Ceglie-Manzoni-Lucarelli”, poi dal “Margherita” e ora dall’istituto comprensivo “Zingarelli”; giovedì ultimo appuntamento prima dell’estate. Dialogo con gli alunni per far comprender loro i benefici e i pericoli di internet».

Entriamo in argomento. I giovani della “generazione Alfa”, dagli 11 ai 14 anni, dando per scontato che navighino su internet anche per studiare. Quanto tempo possono stare al cellulare o al tablet senza incorrere in conseguenze negative?

«Premetto che io adoro l’era del digitale, è una rivoluzione più potente di quella industriale; in questo mondo fantastico però, alla loro età, non bisogna starci più di due ore al giorno. Tre ore è già “zona rossa” e si trasforma da momento ludico a situazione pericolosa».

Per esempio?

«Rischio di insonnia per la luce blu dei dispositivi e che inibisce la produzione di melatonina, problemi di vista con comparsa di miopia, obesità per il tanto tempo in cui si è fermi in una stessa posizione e, cosa più importante, ludopatia».

I ragazzi come reagiscono?

«Ascoltano con interesse; parlo per una ventina di minuti, il tempo della loro massima attenzione e poi rispondo alle domande. Sul tema dispositivi il segreto sta nel guidare e non nel vietare. Lasciamo le imposizioni e atteggiamenti autoritari. È lo stesso consiglio che do ai genitori: non siate oppressivi con il “no” categorico ai cellulari ma parlate con pazienza invogliandoli a fare altro e soprattutto date l’esempio».

Quindi non condivide la proposta di legge di cui si discute in Francia che mira a vietare i cellulari ai ragazzini al di sotto degli 11 anni?

«Ripeto, vietare non serve. È l’educazione a fare la differenza, passo dopo passo. Mi piace ricordare la frase di Lao Tzu: “Anche un viaggio di mille miglia inizia con un singolo passo”».

Lei si attiva nelle scuole a titolo gratuito; il suo desiderio di indirizzare al meglio la nuova generazione gli viene naturale. Si occupa della salute dei bambini ma anche della loro sfera comportamentale. Ha conquistato poi tanti adolescenti con la musica e le sue parole hanno un loro peso. Ha una grande responsabilità. Lei ha due figlie, di 15 e 19 anni e parla con l’esperienza di un genitore. Ci indica un altro rischio nel mondo del digitale?

«Il cyberbullismo. Diffidate da “amici” che vi contattano e poi vi criticano. Troncate rapporti virtuali che si basano sulla menzogna o l’esclusione. Alla prima sensazione parlatene con genitori e insegnanti».

Ha le idee ben chiare. Cellulari mai prima dei tre anni e a seguire, per divertimento, non più di due ore al giorno.

«Meglio ginocchia sbucciate che il continuo persistere sui telefonini. Parola di un medico-dj».

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