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Zes unica, arriva il bonus. Ma del piano strategico non c’è ancora traccia

Tra le novità che fanno parte del pacchetto di misure in materia di lavoro del nuovo decreto Coesione, detto anche “decreto primo maggio”, che il Consiglio dei ministri ha varato nella seduta del 29 aprile c’è anche il bonus Zes. Si tratta di un incentivo per favorire l’occupazione nella nella Zona economica speciale unica del…

Tra le novità che fanno parte del pacchetto di misure in materia di lavoro del nuovo decreto Coesione, detto anche “decreto primo maggio”, che il Consiglio dei ministri ha varato nella seduta del 29 aprile c’è anche il bonus Zes. Si tratta di un incentivo per favorire l’occupazione nella nella Zona economica speciale unica del Mezzogiorno e che dovrebbe andare a sostituire la decontribuzione Sud in scadenza il prossimo 30 giugno. Il nuovo provvedimento, infatti, introduce una serie di agevolazioni contributive per favorire l’occupazione di giovani e di donne nelle regioni del Sud.

L’obiettivo della misura, è quello di sostenere lo sviluppo occupazionale della Zes unica per il Mezzogiorno e di contribuire alla riduzione dei divari territoriali. L’agevolazione consiste in un esonero dal versamento della contribuzione previdenziale riconosciuto ai datori di lavoro di aziende fino a 15 dipendenti che impiegano lavoratori e lavoratrici in una sede o unità produttiva che si trovano nelle regioni di Molise, Puglia, Basilicata, Campania, Calabria, Sicilia e Sardegna, a cui verrà riconosciuto lo sgravio del 100 per cento per due anni nel limite massimo di 650 euro mensili.

Intanto, sempre per quanto riguarda la Zes unica del Mezzogiorno, si attende la risposta dal Governo a una interpellanza promossa dal deputato pugliese del Pd, Claudio Stefanazzi, e firmata da altri 37 deputati del Partito democratico, in cui si chiede al ministro per gli Affari europei Raffaele Fitto di chiarire alcune direttive indicate dal coordinatore della struttura di missione – l’organismo straordinario che sovrintende alla governance della Zes – inviate in particolare ai Comuni delle Regioni che compongono il perimetro delle aree a cui sono concesse le agevolazioni. Nello specifico i parlamentari chiedono se sia «coerente l’indicazione che i progetti d’investimento relativi a territori diversi dalle aree comprese nelle preesistenti otto Zes regionali o interregionali, devono essere localizzati prevalentemente in aree industriali o destinate a insediamenti industriali e produttivi». In pratica, secondo gli interroganti, questo potrebbe comportare una «restrizione discrezionale del territorio Zes».

Inoltre, sempre nel testo dell’atto di sindacato ispettivo, Stefanazzi e i deputati di opposizione sottolineano come «le responsabilità che il coordinatore affida ai Comuni e ai loro Suap (sportello unico delle attività produttive, ndr) porterà ad autorizzazioni illegittime in quanto adottate da organi privi di competenze». Tutto ciò insieme alla mancanza del Piano strategico, lo strumento essenziale per il decollo degli investimenti nella Zes del Mezzogiorno.

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