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Corruzione elettorale, per la Procura Cataldo sapeva dell’arresto e ha tentato di premunirsi

Una conversazione imbarazzante per le conseguenze che la divulgazione avrebbe potuto avere sul clima politico del momento. È questa la tesi difensiva di Sandro Cataldo, ribadito ieri dinanzi ai giudici del Riesame del tribunale di Bari, durante la discussione per la revoca (richiesta dagli avvocati Mario Malcangi e Pierlucio Smaldone) degli arresti domiciliari. Ma per…

Una conversazione imbarazzante per le conseguenze che la divulgazione avrebbe potuto avere sul clima politico del momento. È questa la tesi difensiva di Sandro Cataldo, ribadito ieri dinanzi ai giudici del Riesame del tribunale di Bari, durante la discussione per la revoca (richiesta dagli avvocati Mario Malcangi e Pierlucio Smaldone) degli arresti domiciliari. Ma per la Procura di Bari lui sapeva che sarebbe stato arrestato e ha tentato di premunirsi. Il tema è quello della compravendita di voti nelle elezioni comunali di Grumo e regionali del 2020, e quelle a Modugno nel 2021. Il dominus di una vera e propria associazione a delinquere finalizzata alla corruzione elettorale sarebbe Cataldo, marito dell’ex assessora regionale ai Trasporti (anche lei indagata) Anita Maurodinoia, e leader e ideologo del movimmento politico Sud al Centro. Cataldo, ai domiciliari dal 4 aprile, ha già chiesto alla gip Paola Angela De Santis, la revoca del provvedimento ricevendo un diniego. Ieri una nuova richiesta al Riesame, motivata dall’avvocato Malcangi con una memoria di 40 pagine e oltre 130 di allegati.

Nel provvedimento di rigetto della gip, di oltre 30 pagine, c’erano alcuni elementi nuovi che, per giudice e pm, ne motivavano il ‘no’, evidenziando il pericolo di inquinamento del reato. Tra gli altri, il contenuto di una chiavetta Usb nella quale era stata riversata una conversazione tra Cataldo e il suo braccio destro, Defrancesco, che a febbraio 2021 lo aveva denunciato, per poi ritrattare tutto 5 mesi dopo. Per la Procura e gip la conversazione avvenuta a marzo scorso era artefatta, per la difesa invece era autentica, e non è stata depositata prima in Procura, ha spiegato ieri l’avvocato, perché i due parlavano di questioni politiche che se rese pubbliche avrebbero potuto danneggiare i candidati alle primarie (inizialmente previste per il 7 aprile scorso). «Cataldo credeva che, a distanza di anni dalla sua iscrizione nel registro degli indagati (2021), fosse stato archiviato – spiega il legale – e ha preferito non destabilizzare le primarie». Al contrario, sostiene la Procura, sapeva dell’arresto imminente.

Quanto alle accuse contestate, per la difesa si tratta al massimo di organizzazione capillare della campagna elettorale, e non di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione elettorale: «Non vi è un solo elemento per ipotizzare che Cataldo e i suoi collaboratori siano stati autori di compravendita dei voti».

Gli elenchi con i nominativi: «Cataldo aveva 7mila contatti – aggiunge – e li aveva condivisi con i suoi. Il fatto che li avesse anche Nicola Lella? È normale, lui si presentava alle comunali di Grumo in tandem con Anita Maurodinoia alle regionali». Santini e codici fiscali ritrovati nel bidone della spazzatura a San Giorgio: «Erano dei candidati, sui santini non c’era nemmeno un segno distintivo che facesse pensare a un accordo con gli elettori. E poi, se avessero voluto farli sparire, avrebbero bruciato tutto».

Venerdì prossimo i giudici si pronunceranno.

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