Un nuovo capitolo del nostro “Focus sulla criminalità” barese è dedicato ad un ambito strategico per le nostre comunità: quello della scuola. Nel colloquio tra il professore Francesco Minervini e il criminologo Domenico Mortellaro si affronterà dunque un tema molto delicato che interessa un confine che per molti dovrebbe essere invalicabile. Quello che scopriremo sicuramente ci farà riflettere scuotendo quelle molte coscienze.
Minervini: «Scuola e Camorra barese. A metterle vicine, civilmente, queste due parole, siamo di sicuro portati a pensare a un detestabile ossimoro».
Mortellaro: «Purtroppo, invece, il rapporto tra le due entità si fa anno dopo anno sempre più preoccupante. Non è solo un caso barese, sia subito chiaro. Sono le mafie italiane, tutte, ad avere ormai con le scuole un rapporto differente. Bari, semplicemente, nel panorama nazionale non fa eccezione».
Minervini: «Capirai che è il mio campo, ed è un po’ adrenalinico il discorso…»
Mortellaro: «Con un operatore della formazione, con un docente come te, io non ho troppo bisogno di entrare nel dettaglio di certe dinamiche che di sicuro ben conosci. Mi limito a dire che innanzitutto, nel nostro paese, l’investimento sulla scuola non solo come luogo di in-formazione ma soprattutto come agenzia di formazione, è venuto negli ultimi trent’anni sempre meno».
Minervini: «Autonomie varie, aziendalizzazione degli istituti (spesso addirittura quelli di scuola primaria), accorpamenti multipli con criteri spesso solo geografici, ipersettorializzazione delle “offerte” formative…»
Mortellaro: «Come se la cultura e l’educazione alla cittadinanza e ad altri valori fossero una carta dei vini: hanno lanciato la scuola nel “mercato” senza rendersi conto che quello era il posto meno giusto verso cui spingerla. Il tutto innalzando, su queste progressive picconate mascherate per riforme, il vessillo della produttività e dell’accessibilità nel mondo del lavoro. E quale genitore andrebbe a farsi domande, quando sui piatti della bilancia si buttano parole d’ordine come queste?»
Minervini: «La verità è che in questa rincorsa si è perso è il senso di un luogo che prima di preparare deve formare…»
Mortellaro: «Deve soprattutto formare operatori del lavoro, dovrebbe formare menti e cittadinanze. Non devo certo dirlo a te, ad un docente, quanto poi, con questa visione a cui siete costretti, spesso gran parte dei tuoi colleghi, per altro mortificati da un ambiente lavorativamente e salarialmente punitivo, finiscano per perdere di vista tutto in nome della performance in-formativa dello studente, o anzi dell’utenza, come spesso la si definisce, e non è un dettaglio».
Minervini: «E la mafia dove entra? Ne dobbiamo parlare…»