Via libera alla proposta di legge anti mazzette alla Regione Puglia approvata a maggioranza ieri dalla settima commissione affari istituzionali.
Una votazione a sorpresa che ha registrato l’astensione sul testo, a firma del consigliere regionale di Azione Ruggero Mennea, da parte della consigliera delegata alla cultura Grazia di Bari dei Cinque Stelle.
Una apparente contraddizione considerando la crociata per la legalità dei Movimento alla vigilia della visita del leader Conte atteso alle 11:30 in consiglio regionale. A quanto pare, però, la Di Bari s’è astenuta non per ragioni politiche, ma per frizioni personali con Mennea, in passato critico sulle trasferte della consigliera delegata per partecipare ad iniziative culturali in giro per il mondo.
La commissione ha espresso parere favorevole ad un testo quasi identico a quello bocciato in aula a marzo 2023 dopo che le commissioni avevano approvato la Pdl.
Obiettivo della norma limitare la corruzione e la commistione di reati nella gestione dei fondi pubblici con l’obbligo di adottare modelli organizzativi e di gestione che possano nel caso di condotte illecite escludere la responsabilità amministrativa della regione Puglia.
In realtà il vademecum anti corruzione è stato contestato dal delegato della Segretaria generale della Presidenza della Giunta regionale, il dirigente Giuseppe Savino, il quale ha evidenziato che non è possibile estendere la disciplina ad Agenzie regionali, in quanto enti strumentali della Regione. Il consigliere proponente Mennea ha sottolineato che diverse regioni, fra cui Calabria e Abruzzo, hanno adottato un provvedimento simile nei confronti degli enti strumentali. In generale la Pdl responsabilizza i vertici regionali chiamati a riorganizzare sezioni, uffici e strutture mettendo in campo sistemi di controllo e di vigilanza in grado di monitorare l’attività societaria e di scoraggiare il compimento di reati, in particolare con il contrasto alla corruzione e al lavoro nero e per favorire la tutela della salute e della sicurezza sul lavoro nonché il rispetto della normativa ambientale.
Entro il termine di sei mesi dalla data di entrata in vigore della legge, i soggetti interessati dovranno adottare modelli di organizzazione, di gestione e controllo che prevedano, in relazione alla natura dei servizi e delle attività svolte e alla dimensione dell’organizzazione, misure idonee a garantire lo svolgimento della propria attività nel rispetto della legalità, della eticità e della trasparenza, e a prevenire eventuali situazioni di rischio riconducibili ai reati relativi al d. lgs. 231/2001.
Previsto la nomina di un organismo di vigilanza che trasmetterà alla Regione la documentazione comprovante l’adozione di appositi modelli anti corruzione da applicare anche ai beneficiari di incentivi e finanziamenti nuove procedure di erogazione di somme di denaro o di affidamento di appalti pubblici.