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Scherma, il foggiano Samele: «Chi temo di più a Parigi? Me stesso»

Conto alla rovescia verso Parigi 2024 per Luigi Samele. Lo schermidore foggiano delle Fiamme Gialle sta per affrontare una nuova avventura olimpica. La terza nella sua lunga carriera, che annovera anche tre medaglie ai Giochi. A Parigi quale sarà l’avversario più difficile da battere? «Me stesso, probabilmente perché ho dimostrato che quando sono carico e…
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Conto alla rovescia verso Parigi 2024 per Luigi Samele. Lo schermidore foggiano delle Fiamme Gialle sta per affrontare una nuova avventura olimpica. La terza nella sua lunga carriera, che annovera anche tre medaglie ai Giochi.

A Parigi quale sarà l’avversario più difficile da battere?

«Me stesso, probabilmente perché ho dimostrato che quando sono carico e affronto la gara a viso aperto, ci sono pochi avversari che mi possono impensierire. Essendo un’Olimpiade, mi preoccuperò di tutti gli avversari che avrò di fronte, ma non voglio creare fantasmi che oggi non esistono».

Samele, fresco di medaglia d’argento nella quinta tappa stagionale della Coppa del Mondo di sciabola maschile, ha le idee chiare in vista dei Giochi. A Tokyo ha centrato l’argento, qual è il suo obiettivo per Parigi?

«Lo stesso di Tokyo: allenarmi al cento per cento, fare tutto quello che è in mio possesso per arrivare al top. Ovviamente ambisco alla medaglia sia da solo che con la squadra, però non è quella la mia ossessione».

A Parigi la scherma italiana sarà presente in tutte e sei le specialità. È segno del fatto che il movimento schermistico italiano è tornato ad essere in crescita?

«Non ha mai smesso di crescere. Nel triennio che ci ha avvicinato a Parigi sono arrivati una valanga di risultati, solo che non sono stati riconosciuti a livello di cronaca. Questo en plein è l’ennesima dimostrazione delle potenzialità della scherma italiana».

Come si sta preparando per le Olimpiadi?

«Da settembre alla gara di Budapest (ultima tappa di qualifica olimpica, ndr) sono stati mesi intensissimi, ora la preparazione ricomincerà né più né meno come ho preparato le altre stagioni allenandomi bene, cercando di tenere a bada i miei acciacchi che, vista l’età, purtroppo ogni tanto tornano a farsi sentire. Per le Olimpiadi non è che a un certo punto si tira fuori la ricetta segreta».

A gennaio la scherma internazionale è tornata a Foggia, storica piazza dell’arma bianca. Cosa manca per rimarcare questo ruolo?

«Nello sport, soprattutto nella scherma, Foggia ha una grandissima tradizione. Secondo me, c’è poco interesse che viene generato intorno alla scherma foggiana e agli schermidori foggiani. Noi atleti non possiamo fare molto, se non portare a casa le medaglie. Non nego che in futuro farò di tutto per portare degli eventi a Foggia con la speranza sempre di essere accolto a braccia aperte».

Se qualcuno le dicesse che non è facile andare alle Olimpiadi restando a Foggia, ma è molto più semplice lasciare la propria terra e andare alle Olimpiadi facendo carriera fuori, cosa risponderebbe?

«Non è vero che è più facile andare fuori che stare a Foggia, come non è vero che chi rimane a Foggia è più bravo rispetto a chi se ne va. Io sono andato via da Foggia in un momento in cui dovevo scegliere tra tentare una carriera o rimanere solo e dover smettere perché in quel periodo non avevo un allenatore. Non l’ho fatto a cuor leggero. Il mio legame con Foggia e la mia terra rimane fortissimo. Se per qualcuno questa mia scelta è stata una scelta di comodo, a questa persona direi ‘Prova a fare una carriera di atleta fuori sede pagandoti tutto quello che c’è da pagare e facendo tutto quello che c’è da fare per provare a inseguire un sogno a cinque cerchi, poi ne parliamo’».

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