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Sara Ciafardoni, a 18 anni due romanzi all’attivo: «Condivido emozioni difficili da sopportare»

La vocina di Sara è lieve e vola alto sulle storie del mondo che la circonda. I suoi primi ricordi di vita sono i reparti degli ospedali con i sorrisi di medici e infermieri, gli abbracci dei suoi genitori e fuori da lì le tornano in mente gli sguardi incuriositi dei coetanei quando vedevano una…

La vocina di Sara è lieve e vola alto sulle storie del mondo che la circonda. I suoi primi ricordi di vita sono i reparti degli ospedali con i sorrisi di medici e infermieri, gli abbracci dei suoi genitori e fuori da lì le tornano in mente gli sguardi incuriositi dei coetanei quando vedevano una bambina così piccola su una sedia a rotelle. Sara Ciafardoni ha 18 anni, vive a Cerignola e studia Ingegneria ma il primo fermo immagine, a due anni, in quel reparto per i malati con la “sindrome della spina bifida” è stato poi il filo conduttore della sua esistenza: un rapporto costante con il dolore. Questa, però, non è una storia di sofferenza fisica, anche se lei è costretta a letto per la maggior parte del tempo, bensì di passione e resilienza, di temperamento, talento e autonomia e il risultato più evidente sono i lavori di penna di Sara e le migliaia di follower sulle pagine social.

Hai due romanzi all’attivo, “Con tutto l’amore che so” del 2019 (Terra Santa) e “La ragazza che scrive” del 2022 (ElectaYoung) e un progetto imminente molto atteso: la scrittura è per te come momento catartico, come una terapia senza medicinali?

«In realtà amo la lettura, anzi, la cultura tutta. In principio ho iniziato a scrivere sul mio diario, chiusa nella stanzetta e mi sono resa conto che quelle parole mi facevano paura. Raccontavo i miei stati d’animo, pensieri duri, troppo faticosi da sopportare. Così ho deciso di chiudere quelle pagine “segrete” e mi sono aperta al mondo, per condividere un po’ del mio dolore con la protagonista dei racconti. Quando scrissi alle case editrici non mi aspettavo risposta, invece si è realizzato un sogno ed è stato un grande cambiamento, una luce che ha illuminato tanta parte».

La parte più buia?

«Non soffro di umore, ho vissuto sempre così, il letto di ospedale è la mia normalità. Le emozioni più intese, belle o brutte, le ricordo nei tanti reparti dove son stata curata; uno su tutti il “Gaslini” di Genova o a Bologna, lì dove vado tutt’ora, due volte al mese. Conosco solo una vita ospedalizzata, è lì che ho festeggiato tanti compleanni o ricorrenze varie, tranne alcune eccezioni come nel 2020 o per i miei 18 anni, quando di ritorno da una pizza in casa con amici, ho ballato per strada, con tutta la sedia a rotelle. Per me questi sono momenti di felicità».

Una forza che è un insegnamento per tanti: da chi hai ereditato questo carattere così resiliente?

«Devo ringraziare la mia famiglia, il loro amore mi ha resa pronta alla vita. Mia madre, che da quando mi ha concepita combatte contro un tumore, mio padre e mia sorella Adriana, più grande di nove anni. Sono stati loro la “mia casa portatile”, gli affetti che oggi diventano anche una responsabilità».

Vale a dire?

«Ho ricevuto tanto, soprattutto quell’atteggiamento non “di favore” che di solito si concede alle persone disabili. Mi hanno educata anche con rimproveri e consigli da seguire. Ora tocca a me restituire, è un’esigenza che sa di richiamo. E penso anche ai medici che hanno preso a cuore il mio caso».

Abbiamo detto che studi materie scientifiche, segui le lezioni online e gli esami li sostieni in presenza. Passi dalla scrittura ai numeri, come ci riesci?

«Ho le basi del liceo scientifico, ma volevo fare il medico. Ne ero certa fino a poco tempo fa, poi la scelta di Ingegneria. Perché? In un mondo, il mio in particolare, dove tutto è disordinato, la matematica dà certezza. Di notte, quando non riuscivo a dormire, mi distraevo facendo equazioni, le uniche operazioni che, a differenza dei ben nove interventi subiti, danno risultati certi».

E i numeri chiari sono anche quelli delle tue pagine social: 32mila su Instagram, 80mila su TikTok e un blog, ora sospeso, che ha un milione di visualizzazioni. Competi con i grandi del web e su un tema che non è una moda: la lettura.

«È un’avventura iniziata a 13 anni, quando restai per tanto tempo in ospedale senza poter vedere gli amici. La mia insegnante delle medie mi consigliò di aprire un blog per comunicare, magari facendo vedere vari lavoretti creativi. Poi i libri hanno fatto la differenza e ho scoperto che ci sono tanti ragazzi appassionati. Mi piace pensare di esser per loro una guida, come per me lo sono state alcune figure e penso a Roberta Russo, mia mentore straordinaria».

Hai un carattere aperto, a differenza di tua sorella, le tue uscite felici sono quelle per le presentazioni dei libri. E sul tema amici e amori adolescenziali?

«Una cotta ma nulla di serio e gli amici ai quali sono molto legata vivono in Toscana, lì dove ho frequentato gli ultimi due anni di liceo».

Come ti vedi tra 20 anni?

«Serena e sempre pronta a dar voce a chi non ha il coraggio di parlare».

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