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Mascherine d’oro durante l’emergenza Covid, condannati due imprenditori in Puglia

Si è conclusa con due condanne e tre assoluzioni la vicenda giudiziaria legata alle mascherine vendute a peso d'oro durante la pandemia da Covid 19. Al termine del processo di primo grado, la giudice monocratica del tribunale di Bari ha condannato a 1 anno e 6 mesi di reclusione gli imprenditori Gaetano e Vito Davide…

Si è conclusa con due condanne e tre assoluzioni la vicenda giudiziaria legata alle mascherine vendute a peso d’oro durante la pandemia da Covid 19.

Al termine del processo di primo grado, la giudice monocratica del tribunale di Bari ha condannato a 1 anno e 6 mesi di reclusione gli imprenditori Gaetano e Vito Davide Patrizio Canosino, legali rappresentanti rispettivamente delle società 3MC spa e Penta srl di Bari, che dovranno anche pagare una multa di 10mila euro.

I due, al pari degli altri imprenditori imputati (Matteo Fumagalli, Massimiliano Aniello De Marco ed Elio Rubino) sono stati assolti dagli altri capi d’imputazione.

L’accusa, sostenuta dal procuratore capo Roberto Rossi, ritiene che i Canosino avessero fatto speculazione su beni importanti come le mascherine in tempi di emergenza.

Servizi ospedalieri: «Accertata la nostra estraneità»

La sentenza del Tribunale di Bari «ha confermato che la società non ha mai fornito mascherine facciali filtranti Ffp2 all’Asl Ba e non ha conseguentemente mai messo in atto alcuna manovra speculativa sulle stesse, né tantomeno ha mai posto in essere tentativi di truffa o frode in pubbliche forniture», sottolinea la Servizi Ospedalieri spa, società appartenente al gruppo Rekeep di Bologna, dopo l’assoluzione con formula piena («perché il fatto non sussiste») del proprio presidente e legale rappresentante Massimiliano De Marco nel processo sulla fornitura di mascherine facciali filtranti Ffp2 all’Azienda sanitaria locale di Bari.

«Viene, quindi, finalmente accertata dal Tribunale di Bari – è detto in una nota – la completa estraneità rispetto a ogni ipotesi di reato della società e del suo legale rappresentante, da sempre assolutamente certi della correttezza dei propri comportamenti e dell’erroneità e dell’infondatezza del proprio coinvolgimento nell’ambito dell’inchiesta avviata dalla Procura».

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