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Amtab, concorsi e agenzie interinali: l’ossessione dei commissari a Bari

Il punto è: le infiltrazioni della criminalità organizzata barese nei gangli dell’Amtab, così come emerso dall’inchiesta Codice Interno, erano conosciute da chi amministrava l’azienda? E ancora: quanta parte di ciò che avveniva nell’ufficio “assunzioni” arrivava nelle aule di corso Vittorio Emanuele? Sono al lavoro su questo i tre commissari nominati dal Viminale per leggere carte,…

Il punto è: le infiltrazioni della criminalità organizzata barese nei gangli dell’Amtab, così come emerso dall’inchiesta Codice Interno, erano conosciute da chi amministrava l’azienda? E ancora: quanta parte di ciò che avveniva nell’ufficio “assunzioni” arrivava nelle aule di corso Vittorio Emanuele?

Sono al lavoro su questo i tre commissari nominati dal Viminale per leggere carte, esaminare procedure, accertare l’esistenza di irregolarità amministrative, confermare o escludere collusioni della fascia grigia con il mondo criminale barese. Claudio Sammartino, Antonio Giannelli e Pio Giuseppe Stola, scartabellando i faldoni messi a disposizione da Comune e Procura di Bari, in questo momento si stanno concentrando in particolare su una circostanza: quella che lega le assunzioni di affiliati al clan mafioso dei Parisi a società interinali che “impacchettavano” i profili dei candidati pronti per l’assunzione.

Come emerge dall’inchiesta e riportato nel decreto di commissariamento dell’Amtab, firmato dal tribunale della prevenzione di Bari (presidente la giudice Giulia Romanazzi), i nominativi verrebbero selezionati a monte, ma poi confermati dalla municipalizzata. Nel 2018 un ruolo, nell’attribuzione dei “cartellini” agli amici del clan, l’avrebbero avuto allora le attuali Agenzie per il lavoro, che si sarebbero prestate a “certificare” all’Amtab, in occasione di eventi come la Campionaria, l’assunzione dei nominativi.

Lo precisano gli stessi giudici: «Evidentemente, l’Agenzia del lavoro incaricata, in forza di pregressi opachi accordi, si rende disponibile a certificare, con una falsa attestazione, l’idoneità delle sole persone segnalate – si legge – a prescindere dalle reali qualità attitudinali richieste. In questo modo, le persone segnalate vengono avviate all’attività preposta».
In principio fu l’assunzione, nel 2004, di Michele De Tullio, detto “sotto ghiaccio”, imparentato con Battista Lovreglio, che a sua volta è il cognato di Savino Parisi. Il primo atto, andando a ritroso nel tempo, della saga che ha coinvolto l’Amtab, fino a farla finire sotto commissariamento per infiltrazione mafiosa, risale a ben 20 anni fa.

Nelle 22 pagine del provvedimento, si racconta la storia di quelle infiltrazioni, delle mani del clan Parisi sull’economia pulita. Storia di relazioni e di posti di lavoro attribuiti a componenti di organizzazioni malavitose, che avrebbero messo radici, interfacciandosi sia con i vertici della municipalizzata che con sodali e parenti. Si evincono dalle intercettazioni, ne parlano i collaboratori di giustizia. Il 18 giugno 2019, ad esempio, in una telefonata intercettata, Tommaso Lovreglio accenna alla possibilità di un’assunzione «per un paio di mesi», piuttosto che per concorso, gestita dall’Agenzia per il lavoro. Possibilità che trova in risposta l’entusiasmo ma anche le perplessità dell’interlocutore, che lo avverte di non avere i requisiti per il concorso. Lovreglio lo rassicura, spiegandogli che quelli dell’Agenzia «lo chiameranno domani, dopodomani, in questa settimana». Dal 20 giugno fino al 1 ottobre 2019, e poi ancora dal 20 agosto 2020, sarà assunto dall’agenzia.

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