Un agente di polizia penitenziaria gli avrebbe detto che sarebbe “uscito [dal carcere, ndr] in un sacco nero“. È quanto racconta un detenuto originario di Brindisi che ha depositato in procura una denuncia su quanto gli sarebbe accaduto dopo essere stato arrestato il 28 ottobre del 2023 e condotto in carcere nel capoluogo messapico per poi essere trasferito a Lucera, a fine novembre.
“In data 20 dicembre 2023 – si legge nella denuncia -, uno degli agenti è venuto da me e mi ha detto che sarei stato trasferito a Foggia e che lì c’erano parenti e amici ad aspettarmi e che da quel carcere sarei uscito in un sacco nero, perché rappresentavo il primo caso in Italia in cui, per colpa di un detenuto, il rapporto disciplinare era stato indirizzato a un agente“.
Il detenuto riferisce, inoltre, che l’agente “mi invitava altresì a impiccarmi da solo senza che fossero costretti loro a farlo”.
Arrivato a Foggia, spiega ancora l’uomo, “sono rimasto dodici ore nelle celle di smistamento, senza bere e mangiare. Giunto in sezione, alcuni detenuti mi hanno offerto delle verdure avanzate dal loro pasto. Vengo nuovamente visitato dai medici del carcere di Foggia ma, ancora una volta, non viene presa in considerazione la mia patologia“, sostiene il detenuto.
La sua, dice, è una dieta “a base di frullati e proteine, sia in polvere che in pastiglie, cibo fresco non in scatola privo di conservanti. I carabinieri – prosegue il detenuto – mi rassicurano affermando che, al momento dell’ingresso nella casa circondariale di Brindisi, avrei potuto rivolgermi all’equipe medica. In effetti, giunto in carcere a Brindisi, vengo visitato da un dottore, a cui spiegavo la mia situazione. Mi veniva richiesta la documentazione medica relativa all’intervento subito. Lo stesso dottore si attivava chiamando al telefono mia moglie per farsi fornire tale documentazione”, prosegue la denuncia. “Malgrado ciò, nei giorni successivi mi viene fornito il vitto comune che però, stante le mie condizioni, non potevo consumare“. Il detenuto viene trasferito a Lucera il 21 novembre 2023.
Una volta arrivato nella struttura Lucera, si legge nella denuncia riportata dall’agenzia LaPresse, “sono stato posto in isolamento poiché la polizia penitenziaria voleva comprendere esattamente come mi alimentavo, indagando su cosa mia moglie mi portasse come cibo e su cosa comprassi”. L’uomo, infatti, avrebbe informato i militari dei suoi “problemi di salute” ai quali sostiene di aver spiegato di essere stato “operato allo stomaco si sleeve gastrectomy”.
I problemi per il detenuto sarebbero cominciati “dopo un rapporto disciplinare a carico di un agente” della polizia penitenziaria.
Il detenuto spiega: “Mia moglie aveva acquistato anche dei prodotti per un mio compagno, anch’egli detenuto in isolamento: a seguito della perquisizione delle celle, tali prodotti (registrati a mio nome), venivano rinvenuti nella cella del mio compagno e, pertanto, venivo richiamato dalla direttrice che mi chiedeva come avessi fatto a fornire tali prodotti al mio amico“, si legge. “Ho risposto dicendo la verità: che uno degli agenti mi aveva aperto la cella per andare a portare i prodotti introdotti da mia moglie al mio compagno. Questo causava un rapporto disciplinare a carico dell’agente”.
L’uomo riferisce poi che “con una scusa, riesco a farmi spostare di sezione. Ma la notte del 31 dicembre 2023, sento che stanno organizzando la mia punizione: un’infermiera bionda stava fornendo ad un detenuto delle garze per chiudermi la bocca“, sostiene. “A quel punto, ho tentato di impiccarmi“.
Il detenuto conclude affermando di essere “in grado di riconoscere tutti i responsabili se potessi rivederli”, conclude.