Nel Taranto è imprescindibile come l’acqua nel deserto o un telefonino in situazioni di vera emergenza, Simone Calvano è l’uomo di cui Ezio Capuano non farebbe a meno neppure sotto tortura. Sono 29 le presenze su 31 partite: le due assenze sono però ampiamente giustificate perché non si tratta di scelte tecniche, ma di un duplice impedimento. Da una parte un infortunio dell’ultima minuto prima della partita con l’Audace Cerignola sul neutro di Francavilla Fontana, partita terminata 0-0, e poi una squalifica per somma di ammonizioni proprio nella gara di andata a Sorrento e conclusa con una sconfitta per 1-0.
Basterebbe questo semplice dato per dare man forte alla tesi che vorrebbe il centrocampista come un imperativo in ogni formazione mandata in campo. Anche nei periodi in cui la squadra è stata impegnata con grande frequenza, sia tra fine ottobre e inizio novembre (5 partite in quindici giorni) che nella settimana appena trascorsa (3 gare in 8 giorni), Calvano è rimasto al suo posto, che ci fosse il sole, il vento o la pioggia.
Quindici partite sono state giocate per intero e soltanto in un’occasione non è andato oltre la fine del primo tempo ed è accaduto contro la Juve Stabia nel girone di andata, ma il Taranto era sotto di una rete e poi era stato anche ammonito. Per Capuano, così come per tutti gli allenatori o quasi, ogni giocatore va visto alla stregua di un figlio e quindi va trattato e rispettato in ugual modo. Qualcuno potrebbe essere guardato in modo diverso e quel qualcuno, di certo, è l’ex Triestina, Juve Stabia e Reggiana, soltanto per citare alcune delle sue esperienze. Il marchio di fabbrica che lo indicava pronto per l’uso nel professionismo gliel’ha dato il Milan, nel cui settore giovanile si è in parte formato.
L’importanza del centrocampista sta anche nella molteplicità di ruoli da interpretare, che il cammino in rossoblù e Capuano gli hanno affidato. Sul campo, certamente di mediano e incontrista, ma anche di mezzala e persino di uomo capace di rallentare o vivacizzare la manovra. In questo è stato probabilmente favorito dal forfait di Andrea Bonetti, preso dalla Juventus per fare il regista ma che poi ha abbandonato la causa per perenni problemi fisici. Nello spogliatoio è uno si fa ascoltare e se lo può permettere mostrando sul petto le medaglie delle prestazioni: pulite, concrete, efficaci. Domenica, con il Sorrento, toccherà quota 30 partite con la maglia del Taranto a sole 2 da quelle accumulate con la Pro Vercelli, dove ebbe modo di giocare la scorsa stagione. Il modo migliore per festeggiare la cifra tonda sarebbe un gol, il secondo del campionato.