Ci risiamo. In casa Bari qualcosa non quadra tra filosofia e prestazione. Principi di gioco e rendimento sul campo restano, purtroppo, ancora in antitesi. Era successo con Marino, sta accadendo di nuovo con Iachini. La gara pareggiata 1-1 contro lo Spezia ha consegnato uno scenario parecchio sconfortante, che mette in discussione soprattutto il valore dell’organico a disposizione. Al termine dei 90 minuti è apparsa chiara la divaricazione tra i concetti espressi ed evocati dal tecnico marchigiano in sede di presentazione del match, nonché in relazione al suo modo di concepire il calcio, e l’applicazione degli stessi teoremi da parte della squadra. Una divergenza netta tra teoria e pratica che ha indotto lo stesso allenatore dei biancorossi ad ammettere nel post partita come si aspettasse un approccio diverso dai suoi calciatori. Parole più edulcorate rispetto a quelle trancianti rilasciate due settimane fa dopo la sconfitta esterna contro il Sudtirol, ma comunque espressione di un inevitabile disappunto. Probabilmente non è un azzardo parlare anche di sorpresa (negativa), mista a irritazione. Sentimenti suffragati dalla trasparenza del linguaggio del corpo manifestato da Iachini per gran parte dell’incontro vissuto in panchina e nell’area tecnica.
Di Cesare “l’attaccante” più pericoloso
È il manifesto dell’evanescenza offensiva del Bari. Un limite che ormai non fa più notizia. Bisogna solo aggiornare le statistiche: grazie al gol salvifico di Sibilli, la squadra biancorossa ha bucato la porta avversaria solo cinque volte in altrettante partite sotto la guida del tecnico marchigiano. Contro i liguri solo tre i tiri verso lo specchio della porta, uno dei quali scagliato dal centrale difensivo. Il capitano del Bari si è rivelato ancora una volta l’uomo più vivace nella manovra offensiva, come accaduto nella gara esterna persa con il Catanzaro, dove il numero 6 aveva colpito anche una traversa. Il dato relativo alle aspettative dei gol in rapporto alle azioni offensive create torna sotto 1, a 0.46, numero di poco superiore al valore risicato messo a referto a Bolzano il 24 febbraio (0.28).
I principi traditi
Iachini alla vigilia della gara contro lo Spezia aveva chiesto alla sua squadra «aggressività, determinazione, intensità, atteggiamento giusto, mentalità propositiva e coralità nella manovra d’attacco». Nulla che si sia tradotto nella prestazione dei biancorossi. Al netto della rete segnata da Sibilli e di una partecipazione volitiva di Morachioli, il contributo alla manovra da parte degli esterni di centrocampo e dei centrali è stato quasi nullo. Per di più, in fase di possesso bisogna registrare le solite sbavature, che hanno reso ancora più macchinosa e altamente prevedibile l’azione, in sede di costruzione. La giornata disastrosa di Edjouma, sostituito nella ripresa per fare posto a Lulic, e le leggerezze di Dorval in fase di disimpegno hanno fatto il resto. A completare il quadro con uno sfondo pieno di grigi è stata la topica in occasione della rete segnata da Mateju, maturata dopo una diagonale inefficace di Ricci, con la complicità di Zuzek, rimasto piantato. È stato sufficiente un cambio di gioco, potenzialmente innocuo, a mandare in tilt la difesa del Bari. Le disperazione di Valerio Di Cesare, con le mani nei capelli, è la sintesi plastica di un ennesimo pomeriggio da dimenticare.
Menomale che c’è Sibilli
Il numero 20 ha fatto dieci in 26 partite in campionato. Dopo 28 turni è già raggiunto il target della doppia cifra, fissato in autunno dall’attaccante napoletano. Un traguardo storico per il 27enne, unico raggio di sole in un clima “gelido” e caratterizzato dalla costante minaccia di una tempesta che fatica ad allontanarsi dalla terra biancorossa. Trovare il sereno in vista di un calendario di fuoco ora appare davvero un’impresa.