Le ambasciate dal carcere, le indicazioni sulla gestione dei conflitti, sulle punizioni esemplari, sull’esigenza di rispettare un codice malavitoso. Per tutto questo, gli inquirenti ritengono che Savino Parisi, il “mammasantissima” del quartiere Japigia, con il massimo grado mafioso (pari alla “decima” o “medaglione), continuasse a esercitare il suo ruolo di leader dal carcere, dove è detenuto. È l’accusa che ha determinato l’emissione di un’ordinanza di custodia cautelare anche per lui, nel maxi blitz condotto all’alba di lunedì dagli agenti della Squadra Mobile di Bari e dello Sco.
Il ruolo di Savinuccio emerge in un’ambasciata che il 21 luglio 2018 avrebbe affidato a suo nipote, a lui particolarmente legato: Tommaso Lovreglio, figlio di sua sorella e di Battista Lovreglio.
«Significativa conferma – si legge – deriva dall’ordine che Savino Parisi ha dato al nipote Tommaso Lovreglio di togliere dalla strada Cesare Marino, marito di Rosanna Lovreglio. Un messaggio che il “Principe” si è determinato ad impartire in seguito ai numerosi episodi di infedeltà coniugale ed ai suoi comportamenti ritenuti di scarso rispetto nei confronti della famiglia della moglie».
Lo commenta Domenico Milella, poi diventato collaboratore di giustizia: «Ha detto (ndr, riferendosi a Savino) “io sono maschio, ho sbagliato pure io nei confronti di mia moglie”. Lui i fatti li voleva sapere da me, dice “che cos’è il fatto di tua sorella? qua là?”. “Lo zio è tutto a posto, che pensieri devo dare a te?” che già quello c’ha tanti pensieri per la testa …“È il pensiero di mia sorella e me la vedo io, se si vogliono si vogliono”. Sai, io lo deviavo il discorso…“ Tomma’, ma che cos’è il fatto?”, e io gli ho spiegato il fatto così, e mi ha detto “Tommaso, una cortesia, per piacere vai da tizio e caio e digli ‘ha detto mio zio, per piacere sto ragazzo in mezzo alla strada non deve stare … Né i familiari e né loro, nessuno né compagni né familiari si devono permettere fargli qualcosa a lui, niente, zero’. Ha detto “per piacere, chi si va ad intrattenere là per piacere, digli ‘ha detto mio zio, ha detto per piacere, non lo fate stare né là, né là e né là, deve andare a lavorare…”».