Il capogruppo del Partito democratico nel Consiglio regionale della Puglia, Filippo Caracciolo, è stato rinviato a giudizio insieme all’ex direttore di Arca Puglia, Massimo Lupelli, e al presidente della commissione aggiudicatrice di un appalto bandito dal Comune di Corato, Donato Lamacchia.
Il rinvio a giudizio è stato disposto dalla gup del Tribunale di Bari, Ilaria Casu.
Caracciolo e Lupelli sono accusati di turbativa d’asta e corruzione in concorso, a Lamacchia è contestato anche il reato di falso.
Prosciolto dalle accuse di corruzione e turbativa d’asta l’imprenditore Amedeo Manchisi, mentre per gli stessi reati il fratello Massimo ha patteggiato una pena complessiva di 20 mesi di reclusione, tra i 4 mesi e 20 giorni patteggiati oggi e un precedente patteggiamento (già ratificato) a un anno e quattro mesi per un’altra vicenda in cui era coinvolto anche Lupelli.
La pena nei confronti di Manchisi è stata sospesa, il dibattimento per Caracciolo, Lupelli e Lamacchia si aprirà il prossimo 7 maggio.
La vicenda risale al 2017 e ha che fare con la gara d’appalto bandita dal comune di Corato per la costruzione della nuova sede della scuola media “Giovanni XXIII”: secondo l’accusa, Caracciolo (all’epoca assessore regionale all’Ambiente) avrebbe indotto il presidente della commissione aggiudicatrice, Donato Lamacchia, a «intervenire in favore della ditta» Caementarius srl dei Manchisi, promettendogli «il proprio interessamento per l’assunzione di un incarico dirigenziale presso l’ente Regione Puglia».
Attraverso la mediazione di Sabino Lupelli, dirigente di Arca Puglia, sarebbe stato assicurato a Caracciolo «l’impegno elettorale» dei Manchisi nelle elezioni politiche del 2018 «alle quali Caracciolo intendeva partecipare», si legge nel capo di imputazione.
Il patto sarebbe stato sancito tra le tre parti a Bari nel novembre 2017.