«La sanità pugliese sta combattendo una battaglia lunga. Cominciata qualche anno fa, quando la Regione Puglia era una delle ultime per livelli essenziali di assistenza e in una situazione di piano di rientro dovuta ad una difficoltà finanziaria, ma non relativa alla sanità. Eravamo in una situazione in cui gli screening erano stati azzerati, non c’erano nuovi ospedali in costruzione. Oggi stiamo per completare i lavori dei nuovi ospedali di Taranto e di Monopoli-Fasano. Ci siamo anche misurati con il compito di rimediare alle difficoltà delle università. La Regione Puglia ha investito dal bilancio ordinario 140 milioni di euro in 15 anni per consentire la nascita di tre nuove facoltà di Medicina, con quasi trecento studenti in totale. E finanzia ogni anno anche 30 borse per la specializzazione di giovani laureati. Stiamo ancora incrementando questo lavoro con lo sguardo rivolto al futuro, perché questi sono tempi in cui far crescere il numero degli studenti delle scuole di specializzazione è assolutamente essenziale. Abbiamo anche individuato alcuni problemi che sono particolarmente gravi, soprattutto il fatto che non riusciamo a far collaborare bene la sanità pubblica con la “sanità pubblica di proprietà privata”». Lo ha detto il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, intervenendo al convegno “Un grande impegno per la salute” nel teatro Piccinni di Bari, alla presenza del ministro della Salute, Orazio Schillaci, e del sottosegretario Marcello Gemmato.
Rivolgendosi a Schillaci, Emiliano ha colto l’occasione per sottolineare che «la Puglia ha avuto risultati durante la gestione del covid tra i migliori d’Italia». Risultati, ha aggiunto, ottenuti «sebbene, in proporzione agli abitanti dell’Emilia Romagna ad esempio, loro hanno ventimila dipendenti in sanità più di noi, sessanta ospedali contro trentuno, un numero di RSA quasi di tre volte il nostro e soprattutto un numero doppio di facoltà universitarie».
Il presidente della Regione Puglia ha chiesto al ministro di «rimuovere questo sistema di tetti di spesa che apparentemente tendono a limitare la sanità privata. In realtà servono solo per tutela della grande sanità del nord, quella soprattutto quella della Lombardia che ha svolto una funzione essenziale negli anni, quando si è sobbarcata il peso di curare mezza Italia. Ma adesso siamo risaliti, il policlinico di Bari è la prima struttura d’Italia nei trapianti di cuore per dare un esempio dell’eccellenza che abbiamo raggiunto. Noi abbiamo bisogno di recuperare la mobilità passiva che abbiamo sì dimezzato ma che è ancora elevata, con l’aiuto di tutte le forze di cui disponiamo e senza dover fermare le prestazioni sanitarie perché abbiamo raggiunto il tetto dei budget».
Poi l’appello affinché la Puglia sia messa «nelle condizioni di completare le assunzioni. Abbiamo pronte liste di concorso già espletate che non possiamo portare avanti a causa del gap di finanziamento per abitante dal fondo sanitario nazionale che è un’insopportabile diseguaglianza e che va colmato. Noi attendiamo con spirito di leale collaborazione nei confronti del governo e di tutte le forze politiche, perché quando si parla di salute non ci sono campagne elettorali da fare, non ci sono elezioni da vincere, c’è solo da rimboccarsi le maniche e trovare la maniera di risolvere al meglio ogni problema. Va realizzato il principio di uguaglianza dei mezzi, degli uomini e delle donne, della finanza e delle strutture di lavoro in tutto il sistema sanitario. Questo è quello che la Repubblica deve e può fare. A cominciare dall’aumento del finanziamento del fondo sanitario per far fronte ai maggiori costi energetici, dei contratti e di tutto il resto».