Una chiamata dall’ospedale, un parente o un amico a tenerti la mano e il medico che pronuncia quelle parole che nessuno vorrebbe sentire. Una diagnosi di cancro preannuncia l’inizio di una battaglia non solo per il corpo ma anche per la mente. In prima linea nel supporto mentale lavorano specialisti come la dottoressa Claudia Cormio, psico-oncologa dell’Irccs Istituto Tumori “Giovanni Paolo II” di Bari.
Dottoressa, ha visto l’intervento di Giovanni Allevi a Sanremo?
«Sì, nel racconto della sua malattia ho riconosciuto un percorso di crescita e spiritualità simile a quello vissuto da tante persone a cui forniamo supporto psicologico. La malattia spinge a fare un bilancio, a riflettere sul senso della vita e a ritrovarne l’essenza».
Cosa comporta una diagnosi di cancro sui pazienti e i loro familiari?
«L’impatto emotivo iniziale è devastante. Il cancro è una “malattia familiare”, non individuale. Tutto viene messo in discussione e deve essere riorganizzato. Molti ruoli vengono invertiti: i figli si trovano ad accudire il genitore, la moglie a fare le veci del marito e viceversa».
Quanto è importante il supporto psicologico?
«Fondamentale. Spesso i pazienti che arrivano da noi hanno tenuto tutto dentro per non far soffrire le persone che amano. Noi gli forniamo uno spazio di ascolto e li aiutiamo a liberare le emozioni. Il corretto atteggiamento mentale è cruciale nel percorso terapeutico, la salute mentale influisce sulla risposta alle terapie e sul sistema immunitario».
Riuscite a schermarvi da tanta sofferenza?
«Il rischio di burnout è elevato. Non discutiamo di terapie ma ascoltiamo per un’ora vere e proprie storie di vita. Non è una cosa semplice soprattutto quando sono bambini o, nel mio caso, donne della mia età con figli coetanei dei miei figli».
Quanto è importante che i medici sappiano “comunicare” correttamente con i pazienti, soprattutto se oncologici?
«Fondamentale sin dalla comunicazione della diagnosi. Le parole e l’atteggiamento corretti sono cruciali per aiutare il paziente. Investire nelle competenze comunicative del personale sanitario è essenziale».
Qual è il messaggio per chi affronta una malattia oncologica o per chi li assiste?
«Prendete tutto ciò che la vita offre, non perdete mai la speranza e coltivate la vostra spiritualità. Imparate a chiedere aiuto, esprimete i vostri bisogni e cercate la bellezza vera della vita; uscite dalla stretta dei doveri e dedicate il giusto spazio a ciò che vi rende felici. Dalla malattia si può uscire, e tanti ne escono vincitori e più forti di prima. Coraggio!».