I titolari delle imprese dell’indotto dell’ex Ilva di Taranto hanno consegnato stamattina le chiavi delle loro aziende alla prefetta Paola Dessì.
Le imprese rappresentate da Aigi hanno inoltre smesso i presìdi di protesta davanti alla portineria dello stabilimento di Acciaierie d’Italia ma non sono tornate a lavorare perché non hanno ancora ottenuto i pagamenti arretrati dall’ex Ilva. La consegna delle chiavi è un ulteriore gesto di protesta.
In una lettera alla prefetta di Taranto, l’Aigi sostiene che «la situazione nelle ultime settimane è precipitata a causa del braccio di ferro che si sta consumando tra socio pubblico, Invitalia, e privato, Arcelor Mittal, mentre potrebbe essere decretata gia’ nelle prossime ore l’amministrazione straordinaria della società».
L’Aigi parla di uno «stato di estrema e grave incertezza» con lo stabilimento siderurgico che «rischia il collasso come ha dichiarato l’ad Lucia Morselli nel corso dell’udienza per la composizione negoziata della crisi e al punto che le nostre aziende hanno dovuto avviare la cassa integrazione per i lavoratori al fine di garantire loro il sostegno al reddito e non saranno nemmeno nelle condizioni di onorare le scadenze fiscali e previdenziali. Dopo quasi un mese di pacifica agitazione, e con il rischio che nelle prossime ore vengano concesse misure protettive a favore di AdI, senza che al contempo si siano concretizzate delle misure volte alla garanzia dei crediti e a una immediata immissione di liquidità, gli imprenditori dell’indotto – afferma Aigi – sono al colmo della disperazione dopo aver ben compreso che anche le misure promesse dal Governo e contenute nel dl 2/24 si riveleranno una scatola vuota».
Le chiavi delle imprese vengono consegnate alla prefetta «avendo constatato – spiega Aigi – l’assenza di responsabilità politica a tutela delle imprese che hanno consentito alla grande fabbrica di essere considerata strategica per il Paese».