Uno scenario fatto di incuria e di degrado più totale. Si presentano così i piazzali esterni dell’ex “Laterificio pugliese” di Terlizzi, la ex storica azienda sita nella zona compresa tra via Mazzini, viale dei Lilium e via Rimini ma da (almeno) un paio di decenni vuota e completamente abbandonata.
A testimoniarlo sono state le foto pubblicate dall’associazione “Puliamo Terlizzi aps” su Facebook, che di fatto riaprono due questioni significative: la bonifica dell’area e l’accoglienza degli stagionali per la raccolta delle olive. Queste immagini – si legge nella denuncia – richiamano da una parte l’esigenza di una bonifica ambientale che non riguarda semplicemente i cumuli di rifiuti (ci sono emergenze ambientali più rilevanti su quel sito) ma una rigenerazione urbana della vasta area occupata dall’impianto industriale, dall’altra la necessità di organizzare per tempo un’accoglienza strutturata dei tanti lavoratori stagionali che in assenza di alloggi e servizi essenziali dimorano in strutture di fortuna alla periferia della città creando situazioni di disagio sociale e degrado. Sulla bonifica c’è da sottolineare che la struttura non è a disposizione del patrimonio comunale ed è una procedura di cui si parla da tempo e che richiede la volontà di tutti gli enti coinvolti.
Per gli stagionali, invece, c’è da dire che, in assenza di strutture adatte ad accoglierli, per la campagna olearia 2023 in fase di conclusione sarebbero stati sistemati proprio negli spazi dell’ex Laterificio, rendendosi responsabili, allora, del degrado testimoniato dalle foto. Rivolgiamo il nostro appello – sottolineano dall’associazione – ai tanti datori di lavoro che utilizzano questa preziosa manodopera, alle amministrazioni dello Stato, a vari livelli, affinché stanzino fondi per creare strutture in grado di assicurare una permanenza dignitosa a questi lavoratori.
Quella dell’ex Laterificio pugliese (appartenuto alla famiglia Scianatico) è stata una intensa pagina della storia terlizzese tra fine anni ‘90 e primi anni ‘2000, visto che nella città dei fiori è stata paragonata all’ex Ilva di Taranto perché dalla ciminiera principale poco lontana dal centro cittadino sarebbero venute fuori anche sostanze ritenute pericolose per la salute umana con un impatto dannoso sulla popolazione.
A dirlo, dopo una denuncia di Legambiente, una inchiesta della magistratura, secondo cui tra il 1981 e il 2001, si sono registrati 80 decessi per cause respiratorie.