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Ex Ilva, le aziende dell’indotto scrivono a Mattarella: «Lo stop sarebbe catastrofico»

«Non consenta che la città di Taranto, in un momento così critico per le sue sorti future sia lasciata sola. Ora, più che mai, la città, i cittadini, i lavoratori e le loro famiglie avvertono il bisogno di sentire la vicinanza del loro Presidente». Si legge così nella lettera che il presidente di Aigi, Fabio…

«Non consenta che la città di Taranto, in un momento così critico per le sue sorti future sia lasciata sola. Ora, più che mai, la città, i cittadini, i lavoratori e le loro famiglie avvertono il bisogno di sentire la vicinanza del loro Presidente». Si legge così nella lettera che il presidente di Aigi, Fabio Greco, ha inviato al presidente della Repubblica Sergio Mattarella in merito alla vertenza Acciaierie d’Italia.

L’associazione che raggruppa le ditte dell’indotto che vantano numerosi crediti dalla società che ha in gestione il siderurgico di Taranto, si prepara alla manifestazione di domani promossa con i sindacati e Casartigiani.

«La nostra città – si legge sempre nella nota – sta vivendo le ore più drammatiche della sua storia recente. A distanza di poco meno di 10 anni dalla dichiarazione di amministrazione straordinaria dell’allora Ilva, la stessa sciagurata formula si starebbe per replicare perché, come sicuramente saprà, Governo e socio privato non riescono a trovare un accordo affinché lo stabilimento ionico, un tempo fiore all’occhiello della siderurgia nazionale ed internazionale, riprenda la produzione e continui a garantire economia e lavoro all’intero territorio ed alla Nazione.

«La chiusura della fabbrica sarebbe una catastrofe» – ha scritto di recente il Pastore della Chiesa ionica, Mons. Ciro Miniero. Una catastrofe che la città non può permettersi e di cui probabilmente non sta valutando appieno le nefaste conseguenze. La sciagura sarebbe non solo economica ma anche ambientale e sociale, rischiamo di lasciare in eredità ai nostri figli e nipoti un territorio devastato e non risanato come purtroppo già avvenuto per la vicenda di Bagnoli».

Come più volte affermato negli scorsi giorni, Fabio Greco boccia senza mezzi termini l’ipotesi di amministrazione straordinaria dell’azienda. Un concetto che torna ad esprimere anche nel testo inviato al presidente Mattarella.

«La messa in amministrazione straordinaria di ex Ilva – si legge – che stiamo cercando con tutte le forze di scongiurare, si tradurrebbe in una nuova voragine di 130 milioni di euro nei bilanci delle aziende dell’indotto, le quali danno lavoro a circa 4000 persone; 130 milioni di euro che mancherebbero all’economia cittadina compromettendo tutti i settori vitali del territorio. Decretare l’amministrazione straordinaria di ex-Ilva, senza prima mettere in sicurezza i crediti dell’indotto, significherebbe infatti decretare la morte di tante imprese del tessuto industriale, le quali, hanno subito gli effetti dell’amministrazione straordinaria già 10 anni fa con la perdita di 150 milioni di euro e che, questa volta, non riuscirebbero a sopravvivere».

L’Aigi preme anche sulle conseguenze economiche per le casse pubbliche. «Lo Stato subirebbe un costo sociale ed economico ben più alto rispetto al ristoro degli attuali crediti insoluti dell’indotto», sottolinea Greco. «L’amministrazione straordinaria porterebbe a carico del bilancio dello Stato gli esorbitanti costi di cassa integrazione, nonché quelli, altrettanto rilevanti, conseguenti all’intervento del fondo di garanzia Inps per ripagare i crediti (retribuzioni e Tfr) dei lavoratori delle aziende in default». Greco, infine, chiede al presidente Mattarella di poterlo incontrare in occasione della sua visita a Bari di domani in occasione della celebrazione degli 80 anni del Congresso dei comitati nazionali di liberazione che si svolse al Teatro Piccinni il 28 e il 29 gennaio 1944.

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